Migranti, 5mila euro per evitare la detenzione? Ce lo chiede l’Europa, sostiene ora il governo: «Norma richiesta da una direttiva Ue»
Continua a sollevare polemiche il decreto emendato nei giorni scorsi dal governo che che prevede la possibilità per una parte dei migranti che sbarcano in Italia di versare poco meno di 5mila euro di cauzione per evitare di essere trattenuti in centri dedicati. Così il ministro degli Interni Matteo Piantedosi correi ai ripari, e cerca di far chiarezza sul tema precisando che la possibilità di una «garanzia finanziaria» pari a 4.938 euro che le persone migranti possono versare «non riguarda in realtà le persone trattenute nei Cpr, ma nuove strutture di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri».
Ma c’è di più, perché, sostiene ora il Viminale, la norma che è stata introdotta con un emendamento del governo non sarebbe nient’altro che è un provvedimento che recepisce una direttiva europea. Ovvero la n. 33 del 2013, più conosciuta come «direttiva accoglienza». «Gli Stati provvedono affinché il diritto nazionale contempli le disposizioni alternative al trattenimento, come l’obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la costituzione di un garanzia finanziaria o l’obbligo di dimorare in un luogo assegnato», si legge all’articolo 8, paragrafo 4 della direttiva. E se non avesse recepito l’indicazione della direttiva in merito al possibile ricorso alla garanzia finanziaria, si difende il governo, l’Italia si sarebbe esposta al rischio di ricorsi in ogni sede.
L’ira dell’opposizione e il nuovo centro di Pozzallo
Basterà questa tesi a calmare le acque politiche? In questi giorni, l’opposizione si è schierata con durezza contro il decreto. A partire dal Partito Democratico che l’ha definito «come l’ennesima tappa di uno spettacolo indegno di un governo sconvolgentemente inadeguato». Un governo – non ha dubbi Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd – «che si comporta da scafista». A Pozzallo, nel Ragusano, apre i battenti proprio oggi il primo centro riservato alle persone arrivate in Italia da Paesi «sicuri» che rientrano nella casistica prevista dal decreto Piantedosi. Si tratta della prima struttura – spiega il ministro degli Interni – «per sbrigare velocemente le procedure accelerate di frontiera, accertamento se sussistono i presupposti di finanziamento». Tra i Paesi considerati sicuri dal ministero, in base a standard internazionali, ci sono Tunisia, Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal e Serbia.
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