Il giallo del cadavere impiccato al guardrail a Trieste, perché la procura esclude l’omicidio
Gli elementi raccolti finora non sono «in alcun modo» indicativi di un «decesso dovuto all’opera di terzi». A scriverlo nero su bianco è la Procura di Trieste in una nota diffusa questa mattina. Sul corpo dell’uomo trovato impiccato ieri 24 settembre lungo la Grande viabilità, gli inquirenti non hanno al momento trovato indizi a sostegno della tesi di omicidio. Sul cadavere dell’uomo, si ipotizza un cittadino iraniano, B.K., nato a Teheran nel 1968 e senza fissa dimora nel capoluogo giuliano, la Procura ha rinvenuto solo segni «tipici dell’impiccamento». Le altre lesioni trovate sarebbero «conseguenti ai fisiologici fenomeni putrefattivi che hanno interessato il cadavere», sottolinea la Procura. Quindi non sarebbero riconducibili a segni di tortura, violenza o traumi causati da terzi, ipotesi circolate sui giornali.
Il certificato in tasca
Tra gli effetti personali dell’uomo, gli inquirenti hanno recuperato un certificato datato 10 settembre che diagnosticava una sindrome ansiosa depressiva e che prescriveva la necessità di una visita psichiatrica. Inoltre, la benda trovata sul volto della vittima era una camicia a maniche corte arrotolata su se stessa. Un’altra camicia gli legava le mani, bloccandole, ma lasciava un’apertura di circa 30 centimetri. I piedi erano invece tenuti fermi da un nastro adesivo. Secondo l’ispezione cadaverica la morte risalirebbe ad almeno a 36-48 ore prima del ritrovamento di ieri. La magistrata responsabile delle indagini, Maddalena Chergia, non ha al momento disposto l’autopsia. Secondo quanto riporta l’Ansa, verrà ordinata quanto prima.
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