Firenze, le amputano il piede dopo l’incidente con un camion: «Ora mi batto per l’obbligo dei sensori sui mezzi pesanti»
Laura ha 44 anni, lavora all’Istituto Geografico Militare di Firenze e le è stato amputato un piede dopo che lo scorso 13 settembre un camion l’ha travolta. Si trovava a bordo del suo scooter nel viale Spartaco Lavagnini, in mezzo al traffico a causa della carreggiata ristretta per i lavori della tramvia. Quella strada, da lei percorsa ogni giorno, si è trasformata per lei nel teatro di un incubo dopo che la ruota di un camion è passata sopra la sua gamba sinistra. In seguito all’incidente, scrive Repubblica, la donna ha subito l’amputazione del piede, della caviglia e parte della gamba. Adesso la polizia municipale indaga per ricostruire la dinamica dell’incidente. Nel frattempo Laura si trova nel reparto di traumatologia ortopedica dell’ospedale di Careggi. E dal letto del nosocomio ha creato un gruppo Facebook, «Tutti per Laura». Il suo obiettivo è raccogliere le adesioni a un appello: sia vietata la circolazione ai mezzi pesanti privi di sensori e videocamere.
La battaglia di Laura
«Vorrei che fosse reso obbligatorio come a Milano, dove lo sarà dal 1 ottobre, per evitare che chi entra in città abbia punti ciechi e investa gente come è successo a me, che mi sono ritrovata schiacciata perché non vista», ha spiegato. L’avvocato Massimo Nistri, che la assiste, ricorda che i mezzi superiori alle 35 tonnellate hanno bisogno di un’autorizzazione per entrare in città. «Il camion di un cantiere privato ha travolto la mia assistita. Firenze, che normalmente è percorsa dai centauri, più che dalle auto, è stata invasa dai camion per i cantieri della tramvia. Mi chiedo se l’infrastruttura debba avere per forza un costo sociale. I cantieri sono programmati, si sa quanti mezzi pesanti entreranno in centro, allora perché ci siamo limitati a direzionare il traffico e non a disciplinarlo?».
La ragazza che l’ha soccorsa
Quello per i sensori non è l’unico appello lanciato da Laura. Ha chiesto, nei suoi canali social ormai sommersi di messaggi di affetto, anche un aiuto per ritrovare la ragazza che l’ha soccorsa in quei tragici istanti, ripetendole di distogliere lo sguardo e tenendola sveglia fino all’arrivo dell’ambulanza. E secondo quanto dichiara sua madre, Rossella, ci sarebbe riuscita: «L’ha ritrovata un paio di giorni fa, si chiama Carolina». «Mia figlia ha deciso di intraprendere questa battaglia e di fermare i camion sprovvisti di sensori perché la sua storia possa almeno servire a salvare vite, nonostante sia successo tutto poco più di dieci giorni fa. Due interventi, fisioterapisti, le prime medicazioni, le notti insonni non l’hanno fermata», ha raccontato la donna.
Foto copertina: Repubblica
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