Funerali di Napolitano, i leader da tutto il mondo hanno raggiunto Montecitorio per l’ultimo saluto al presidente emerito
A bordo di un carro funebre nero marchio Mercedes, scortato dai carabinieri in alta uniforme, il feretro contenente la salma di Giorgio Napolitano ha raggiunto Montecitorio alle 11.30 di oggi, 26 settembre. È nell’Aula della Camera dei deputati, gremita di leader politici nazionali e internazionali, che si celebra l’ultimo saluto al presidente emerito della Repubblica. Il Parlamento italiano è stato allestito per l’occasione: un lungo tappeto rosso accoglie, all’ingresso di Piazza di Monte Citorio, i partecipanti alla cerimonia. La bara, avvolta nel tricolore, è portata in spalla dagli esponenti di ciascuna forza dell’ordine, sotto lo sguardo dei corazzieri. È dalle 10 che è iniziata la fila per prendere posto nell’emiciclo. In prima fila, tra gli altri, siede la partigiana Iole Manini. Gli ex capi di governo e gli ex presidenti di ambedue le Camere non si contano sulle dita delle mani. C’è la presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra e i suoi predecessori, Giuliano Amato e Marta Cartabia. Le attuali cariche più alte dello Stato italiano sono arrivate già prima delle 11: Sergio Mattarella, Ignazio La Russa, Lorenzo Fontana e Giorgia Meloni. Poi ci sono i volti storici della sinistra italiana, come Fausto Bertinotti, Massimo D’Alema e Romano Prodi. Innumerevoli anche gli esponenti delle cancellerie estere: ci sono il presidente austriaco, Heinz Fischer, accompagnato dalla moglie, Margit, la duchessa di Edimburgo, Sophie Helen Rhys-Jones. Dalla Francia sono arrivati il presidente attuale, Emmanuel Macron, e l’ex Francois Hollande, da Berlino è tornato in Italia, a distanza di una settimana, il presidente Frank-Walter Steinmeier. Alle 11.40, Sulle note dell’inno di Mameli, il feretro entra a Montecitorio. La Camera è sospesa in un inconsueto silenzio.
A mezzogiorno esatto, il presidente della Camera Fontana dà inizio alla cerimonia salutando le istituzioni presenti e leggendo una biografia di Napolitano. Segue un minuto di silenzio e l’emiciclo si alza in piedi: i partecipanti, vestiti di colori scuri, restituiscono una fotografia particolare dell’Aula, nella quale spicca soltanto il bianco dei corazzieri. Dopo Fontana, prende la parola il presidente del Senato La Russa: «Nella camera ardente ho registrato un segno tangibile di affetto e ammirazione, reso ancora più solenne dalla storica visita di Papa Francesco, che non ha precedenti a Palazzo Madama». Poi tocca a Giulio Napolitano, secondogenito dell’ex presidente della Repubblica e della moglie Clio, rivolgersi all’Aula: «A nome della nostra famiglia, vi ringrazio per la vostra presenza e vicinanza. Viviamo questo momento in spirito di unità e condivisione. Non ricordo nella vita di mio padre un solo giorno che non sia stato di lavoro. La politica era per lui, come per molti di quella straordinaria generazione, una cosa seria, un ideale, una missione. Non sopportava la riduzione del confronto politico a urlo, demagogia, invettiva. La politica era qualcosa di inscindibile dalla vita personale». Poi passa in rassegna un ricordo intimo: «In un disegno fatto alle elementari nel lontano 1976 lo ritrassi orgogliosamente con la scritta, “mio papà è deputato al Parlamento” e lui seduto davanti a una scrivania. Così per 50 anni l’ho visto in quella posizione leggere, studiare, scrivere appunti e discorsi anche quando era al Quirinale».
Commosso il saluto della nipote del presidente emerito, Sofia Napolitano: «Giorgio Napolitano era un leader e un politico e un uomo formidabile premuroso e pieno di attenzioni, era sempre presente per noi, ascoltava i nostri problemi in modo partecipe e e comprensivo nonostante fosse già occupato con i problemi del Paese. Ci ha insegnato a trattare chiunque con rispetto e cortesia a prescindere dalle convinzioni. Quando eravamo piccoli ci scriveva sempre, ci veniva a prendere a scuola. Ha sempre trovato il tempo, nonostante i suoi impegni, condivideva con noi libri e articoli, ma non era accondiscendente». E ancora: «Ci scriveva sempre, anche quando non sapevamo ancora leggere, ci telefonava quando vedeva dei cartoni in televisione che pensava ci sarebbero piaciuti. Ci veniva a prendere a scuola e ci portava a villa Borghese per un gelato. Ha sempre trovato il tempo per me e Simone, nonostante i suoi impegni». Non riesce a trattenere le lacrime nemmeno Anna Finocchiaro: «Ce lo possiamo figurare questo ragazzo, figlio della borghesia professionale, nella Napoli sfigurata dai bombardamenti, in cui larghissima parte della popolazione conosce una miseria infame. Il sindaco Fermariello in quell’anno comunica alla Prefettura che in città ci sono circa 200 mila senza tetto. Una città devastata anche nella dignità, una Saigon mediterranea dirà La Capria e basta “Napoli milionaria” per ricordarcelo». È un ritratto pregno di aneddoti, quello dell’ex ministra, che attraversa l’antifascismo universitario, la militanza nel Pci fino ai ruoli istituzionali. Finocchiaro termina, piangendo, con una sentenza: «Ho lavorato con lui tanti anni e posso dire in piena coscienza alla sua famiglia, e ai tanti che come me l’hanno profondamente amato e rispettato, che ha speso la sua vita per l’Italia e ad essa appartiene la sua memoria». Dopo Finocchiaro, intervengono Gianni Letta – qui il suo discorso -, Paolo Gentiloni, Giuliano Amato, il cardinale Ravasi. Qualche minuto dopo le 13.30, si concludono le esequie a Montecitorio. Il feretro, ancora trasportato dalle rappresentanze militari, viene trasportato al cimitero acattolico di Roma.
La diretta streaming della cerimonia
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