Funerali di Napolitano, l’auspicio di Gianni Letta: «Spero che lassù si plachi la polemica con Berlusconi e i due possano chiarirsi» – Il video
«Oggi l’Italia perde un grande presidente, un grande protagonista della politica, un uomo legato alla propria storia ma capace di cogliere l’innovazione, un uomo con una storia di parte che ha saputo essere uomo delle istituzioni». Gianni Letta è stato rivale politico di Giorgio Napolitano. Lui, eminenza grigia di Silvio Berlusconi, ha vissuto accanto al Cavaliere i momenti più critici della sua parabola nei palazzi romani: mentre veniva spinto a lasciare Palazzo Chigi, al Quirinale sedeva proprio Napolitano. Ciò non ha impedito a Letta di riconoscere la centralità dell’ex presidente della Repubblica nella storia italiana. Il suo intervento in Aula, nel giorno delle esequie, è uno schizzo di quelle vicende che hanno visto la sua fazione opporsi a Napolitano. Ma è anche un omaggio all’ex capo di Stato: «Quando scompare una personalità come Napolitano, la perdita è di tutti, tocca e riguarda tutti coloro che hanno a cuore le istituzioni. Tutti ci inchiniamo reverenti per rendere omaggio alla memoria di un uomo che amava l’Italia e ci stringiamo alla sua famiglia». Un lutto repubblicano, lo definisce Letta, che non ammette «divisioni di sorta». E argomenta: «La morte non cancella, ma supera ogni divergenza e annulla le distinzioni culturali politiche pur inevitabili in una figura come il presidente Napolitano, che prima di ricoprire con autorevolezza e prestigio le massime cariche istituzionali è stato per tanti anni protagonista di primo piano della vita politica italiana».
Il rapporto con Berlusconi
Il nodo del discorso di Letta si sviluppa sul rapporto tra Berlusconi e Napolitano, «due persone così lontane, due storie distanti, due mondi opposti, due figure diverse, chiamate a condividere i massimi incarichi dello Stato. Poteva essere difficile quella convivenza e non fu sempre facile, non mancarono i momenti di tensione e le polemiche, ma da tutte e due le parti non vennero mai meno la volontà e la forza di mantenere il rapporto nei binari della correttezza istituzionale». È a questo punto che l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio fa un auspicio che commuove l’uditorio: con la morte del presidente emerito, «si chiude anche un capitolo tormentato e complesso di questa storia: dopo Berlusconi, Napolitano, a tre mesi uno dall’altro. Mi piace immaginare che incontrandosi lassù possano dirsi quello che non si dissero quaggiù e, placata ogni polemica, possano chiarirsi e ritrovarsi nella luce». Gli anni dei governi Berlusconi, secondo Letta, sono stati probabilmente tra quelli più difficili, dal punto di vista politico, per l’ex inquilino del Quirinale. Il quale, riconosce Letta, «seppe dimostrare in tante circostanze di possedere non soltanto la sensibilità e lo stile, ma la cultura storica, giuridica, costituzionale, con cui ha costantemente mosso e invocato la collaborazione istituzionale, sapendo di trovare risposta anche dall’altra parte, nell’interesse generale del Paese».
I due ricordi personali
Porta nell’Aula di Montecitorio un paio di testimonianze dirette degli incontri tra i due leader. Già prima dei governi Berlusconi, ricorda Letta, «avevo avuto modo di riscontrare che per Napolitano le istituzioni vengono prima delle appartenenze politiche e che il confronto fra tesi diverse dovrebbe risolversi sempre in un confronto non distruttivo fra maggioranza e opposizione. Sono parole sue, le pronunciò nel 1994 durante il dibattito sulla fiducia al primo governo Berlusconi, parole che indussero l’allora presidente del Consiglio ad alzarsi da questi banchi e a scendere per andare a stringere la mano al capogruppo del maggiore partito di opposizione. Non ho dimenticato quella stretta di mano, orgoglioso di esserne stato con Giuliano Ferrara testimone diretto. Anche perché sembrò segnare la nascita di un bipolarismo mite, garbato nei toni e costruttivo negli intenti. Un bipolarismo europeo che la storia degli anni successivi ha purtroppo tante volte messo in discussione, ma nel quale il presidente Napolitano forse non ha mai rinunciato a sperare». Un’altra immagine che, a detta dell’ex sottosegretario, «ha segnato una lunga stagione», risale al 15 maggio 2006. «Napolitano e Berlusconi, fianco a fianco sulla Flaminia presidenziale, salgono al Quirinale, insieme. Spetta infatti al presidente del Consiglio accompagnare al Colle il nuovo presidente della Repubblica dopo il giuramento a Montecitorio. Un’immagine forte, inedita, per molti inaspettata, che stuzzicò anche la fantasia maliziosa di qualche cronista. Quel giorno fu solo un flash, un omaggio al protocollo. Perché il governo era arrivato al termine. Ma quell’immagine anticipava quanto sarebbe accaduto più tardi, dal 2008 al 2011: Napolitano al Quirinale e Berlusconi a Palazzo Chigi».
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