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Nadef, il governo certifica l’aumento del rapporto deficit/Pil. Nel 2023 è passato dal 4,3% al 5,3%: «Effetto del Superbonus» – Il video

27 Settembre 2023 - 20:17 Felice Florio
Il viceministro dell'Economia Leo, poche ore prima dell'inizio del Cdm, aveva confermato le difficoltà derivanti dal rallentamento della crescita

Inizia il trimestre di allineamento tra economia e politica. Prima la Nadef e poi la legge di Bilancio sono il momento della verità per il governo Meloni. La precedente Manovra fu quasi ereditata dall’esecutivo Draghi. Adesso, il centrodestra è chiamato a dimostrare qual è la sua visione del futuro del Paese. Un futuro che appare meno roseo di quanto il Def di aprile avesse prospettato: il primo dato contenuto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza è la riduzione delle aspettative di crescita del Pil italiano, passate dal +1% su base annuale al +0,8%. A pesare il dato sul Pil del secondo trimestre del 2023, che ha registrato un calo del -0,4%. Anche le previsioni del Pil per il 2024 sono scese rispetto al +1,4% previsto dal Def: la Nadef le fissa al +1,2%. Insomma, l’economia italiana cresce, ma meno di quanto si prevedeva sia per quest’anno che per il prossimo.

Anche il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a poche ore dall’inizio del Consiglio dei ministri incentrato su Nadef e dl Migranti, lo aveva ammeso: «Le previsioni di crescita non sono quelle ipotizzate nel Def di aprile. Si attestano sullo 0,8%. Il rapporto deficit Pil non sarà quello ipotizzato e dobbiamo vedere se possiamo alzare l’asticella. È una situazione difficile anche per i tassi di interesse in crescita per le scelte della Bce. La situazione macro non è delle più felici ma è nostro interesse portare avanti le misure che vogliamo realizzare». Il titolare di via XX settembre, Giancarlo Giorgetti, già da qualche settimana aveva mostrato preoccupazione per l’aumento dei tassi e i conseguenti 14-15 miliardi di interessi che l’Italia dovrà a questo stralciare dalle risorse disponibili per il 2024. Non è abbandonata, ma nemmeno perseguita con austerità, la strada della riduzione del debito: la Nadef si aspetta che si attesterà al 140,1% del Pil nel 2024, mentre il rapporto deficit/Pil nel 2023 sale dal 4,3% al 5,3%.

Il governo attribuisce l’aumento del rapporto deficit/Pil «interamente all’effetto del Superbonus 110%. Tutti i bonus edilizi avranno impatto negativo sui conti pubblici. In assenza di questi, il debito sarebbe sceso di un punto percentuale l’anno. I bonus edilizi comportano un sostanziale incremento del fabbisogno pubblico nel corso della intera legislatura, riducendo gli spazi di manovra per finanziare interventi a favore dell’economia reale e delle famiglie». Il tasso di disoccupazione per il 2024, inoltre, dovrebbe registrare un 7,3%. Queste sono le prime evidenze contenute nella Nadef, varata nel Consiglio dei ministri di oggi, 27 settembre. Poi toccherà all’Aula della Camera, a partire dalle 9.30 di mercoledì 11 ottobre, votare la Nota di aggiornamento: servirà la maggioranza assoluta e ai parlamentari della maggioranza è stata già chiesta la presenza obbligatoria a Montecitorio. Brucia ancora lo scivolone del centrodestra che, lo scorso 27 aprile, non raggiunse la soglia dei 201 deputati, necessaria per approvare la risoluzione collegata al Def e che autorizzava lo scostamento di Bilancio.

Giorgetti manda i dati macroeconomici a Bruxelles, Meloni esulta sui social

Giorgetti, subito dopo l’approvazione, ha inviato alla Commissione europea la lettera contenente i dati della Nadef. E in conferenza stampa, il ministro ha ammesso: «Non rispettiamo il famoso rapporto del 3% di deficit/Pil, ma abbiamo posto l’asticella a un livello di assoluta ragionevolezza». Giorgia Meloni, poi, sui social ha espresso soddisfazione per il testo varato: «Stiamo lavorando per scrivere una manovra economica all’insegna della serietà e del buon senso. E che mantenga gli impegni che abbiamo preso con gli italiani: basta con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie».

Le linee di indirizzo racchiuse nella Nadef

Oltre all’aggiornamento del quadro macroeconomico, la Nadef contiene alcune misure che vedranno l’implementazione attraverso i fondi della legge di Bilancio 2024. Le annunciano sempre fonti di Palazzo Chigi: «Il governo ha scelto un’impostazione di bilancio seria e di buon senso. Sono confermati l’aiuto ai redditi medio bassi, la decontribuzione già decisa l’anno scorso, gli interventi a favore delle famiglie con figli e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale per proseguire nella politica di riduzione delle tasse e della pressione fiscale». Inoltre, proseguiranno «i rinnovi contrattuali del pubblico impiego con particolare riferimento alla sanità».

La conferenza stampa post Cdm

Giorgetti, in conferenza stampa, ha risposto ad alcune domande sulla prossima Manovra. Le prime si sono concentrate su Monte dei Paschi e privatizzazioni in generale. «Le privatizzazioni si faranno, sicuramente sì, sono previste privatizzazioni per l’1% di Pil l’anno. L’orizzonte è pluriennale, il se e il quando le decide il ministro dell’Economia. Per quanto riguarda Mps, può diventare una leva per costruire un polo forte bancario, non abbiamo necessità di fare cassa subito, quindi le valutazioni che farà il ministero dell’Economia e il ministro saranno nell’interesse della banca e dei suoi azionisti, in particolare quelli che hanno partecipato a questa grande operazione di successo italiano». Sullo sforamento del 3% di deficit, Giorgetti ha dichiarato: «Alla Commissione europea ci sono persone che hanno fatto e che fanno politica, diversamente dai banchieri centrali che fanno giustamente il loro lavoro». A Bruxelles, dunque, secondo il ministro, «comprenderanno la situazione, come la comprendono molti colleghi ministri delle finanze europei che si trovano a gestire un rallentamento economia o, in qualche caso, una recessione».

Spending review e Ponte sullo Stretto

Il titolare del dicastero dell’Economia ha anche annunciato l’obiettivo di recuperare 2 miliardi di euro, nel 2024, da operazioni di spending review: «Ho due testimoni al tavolo, l’ho detto in Consiglio dei ministri – riferendosi a Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, seduti al suo fianco -. Il lavoro che non hanno fatto i singoli ministri lo farà il ministro dell’Economia in loro vece e addirittura intensificherà i tagli della spending review». Infine, Giorgetti ha anche assicurato che nella prossima legge di Bilancio saranno incluse le risorse per dare il via ai lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto: «Il Fondo opere infrastrutturali finanzierà anche il Ponte sullo Stretto. Il profilo temporale dell’impegno economico dipende dal profilo temporale del progetto e dai relativi stati di avanzamento. Il ministero delle Infrastrutture ha trasmesso una scadenza temporale dell’impegno e sicuramente nel 2024 ci sarà un primo stanziamento connesso all’effettivo allestimento del cantiere».

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