Come nasce l’indagine plusvalenze su Aurelio De Laurentiis per Osimhen e la differenza con la Juve
L’iscrizione nel registro degli indagati di Aurelio De Laurentiis per l’acquisto del calciatore Victor Osimhen nasce da un’accusa di falso in bilancio. L’indagine, oggi a Roma, parte a Napoli nel giugno 2022. Ma il trasferimento del calciatore era già oggetto di una richiesta di ordine d’indagine europeo da parte della procura di Lille. È quell’inchiesta che ha portato all’apertura del procedimento a Napoli. Sotto la lente dei giudici francesi c’era la vendita del club. Il nuovo gruppo proprietario, dopo una revisione dei bilanci, aveva notato delle irregolarità finanziarie nel bilancio. E le ha segnalate agli investigatori. L’ex proprietario Gerard Lopez avrebbe fatto sparire i 70 milioni di euro pagati dal Napoli trasferendoli ad alcune sue società.
L’inchiesta
Nel giugno 2022, racconta la Gazzetta dello Sport, l’avvio dell’indagine con le perquisizioni a Castelvolturno, a Napoli e a Roma dove ha sede la Filmauro. Nel registro degli indagati sono iscritti, oltre a De Laurentiis, i consiglieri d’amministrazione dei partenopei. Ovvero la moglie Jacqueline Baudit, i figli Valentina ed Edoardo e l’amministratore delegato Andrea Chiavelli. Il contratto sotto osservazione degli inquirenti è stato firmato da Lilla e Napoli il 28 luglio 2020. Prevedeva un costo complessivo per il passaggio al club azzurro di Victor Osimhen pari a 71.246.819,34 euro. Nella cifra erano compresi i trasferimenti di quattro tesserati del Napoli ai francesi. Ovvero: Orestis Karnezis, valutato 128.205,13 euro; Luigi Liguori 4.071.246,82 euro; Claudio Manzi 4.021.761,59 euro; e Ciro Palmieri 7.026.348,81 euro.
Dichiarazione fraudolenta e frode fiscale
Il trasferimento dell’indagine a Roma significa che altre due accuse ipotizzate dai pubblici ministeri sono state nel frattempo archiviate. Si tratta di quelle di dichiarazione fraudolenta e di frode fiscale. Un eventuale ricasco sulla giustizia sportiva sarebbe possibile solo se venissero alla luce fatti ignorati dai precedenti giudizi. L’avvocato Mattia Grassani, specialista in diritto sportivo che ha difeso il Napoli presso la giustizia federale, aggiunge: «Il caso è definitivamente archiviato a livello di giustizia sportiva. A livello sportivo 90 su 100 non può cambiare nulla. A meno che non emergano cose nuove che i magistrati sportivi non hanno valutato prima». Ma Grassani sottolinea anche l’ultima recente puntata della storia. Lo scorso 22 agosto il Gup di Bologna ha deciso di archiviare l’inchiesta sulla compravendita di Riccardo Orsolini tra Juventus e Bologna. «È un precedente che può tranquillizzare il Napoli», dice Grassani.
La differenza con la Juve
Il quotidiano spiega che la giustizia sportiva ha ritenuto nel caso della Juve che ci fosse una logica di “sistema”. Infatti i bianconeri e i loro dirigenti sono stati condannati per «mancata lealtà». Non è stato dunque il complesso dei casi singoli di presunte plusvalenze fittizie a determinare la riapertura. Nel caso del Napoli, l’affare sotto inchiesta è quello con il Lille che riguarda Osimhen e la valutazione dei quattro giocatori. Un tema che era stato già affrontato (con l’assoluzione) nei processi di primo e secondo grado. Senza nuove accuse lo scenario non cambierà.
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