Il parroco che voleva celebrare una messa per Matteo Messina Denaro: «Io faccio il mio lavoro e basta»
La parrocchia S.S. Annunziata di Licignano in Casalnuovo di Napoli aveva annunciato ieri una messa per Matteo Messina Denaro. La chiamata pubblica su Facebook ha generato insulti e accuse nei confronti del parroco Don Tommaso Izzo. Il quale oggi a Il Mattino spiega le sue ragioni. «La mia messa non voleva essere un’apoteosi», esordisce. «Al contrario. Visti i crimini di cui si è macchiato era necessario pregare per il suo perdono». Per il prete la messa sarebbe stata «un esame di coscienza sulla sensibilità cristiana dei fedeli. Ma uno che è morto è morto ormai. Io dico: lo Stato si è comportato in maniera premurosa nel custodire questa persona e curarla. Ha fatto bene a mio parere. Ora però si parla della mia messa. Eppure si trattava di una messa semplice. Una persona ieri mi ha detto che ne avrebbe voluta una contestuale per lui e per Giorgio Napolitano». Don Izzo dice che la richiesta è venuta da una semplice fedele. E ripete che non si trattava di un suffragio. Aggiunge che un prete deve combattere «contro la mafia viva, non contro quella morta». E che si può pregare anche con gli scomunicati. Infine, quando Pino Neri gli fa contare che all’epoca dello scioglimento del comune di Castelnuovo per mafia non disse una parola, sbotta: «Io faccio il mio lavoro per la cura delle anime e basta. Io sono professionale. Alcuni preti hanno uno spirito diverso. Ma io dovrei battagliare come fanno Don Maurizio Patriciello ed altri? E poi la parrocchia non la curerei più. Io curo la parrocchia nelle confessioni, nelle omelie». Infine dice che «soltanto finora nessuno si è permesso di celebrare messe per Messina Denaro. So che altri vogliono fare lo stesso».
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