Patto Ue sui migranti, l’Italia frena sull’accordo: «Approfondiamo». Piantedosi via da Bruxelles per parlare coi ministri di Tunisia e Libia
Nel negoziato sul Patto Ue sulla migrazione e l’asilo l’Italia chiede tempo. L’obiettivo è valutare il nuovo compromesso proposto dalla presidenza spagnola per andare incontro alle richieste della Germania relative alle tutele per i migranti e l’esclusione dei salvataggi delle Ong dalle situazioni di strumentalizzazione della migrazione che – stando alla normativa – attiverebbero l’emergenza flussi. La frenata, spiegano fonti, potrebbe far slittare l’intesa per oggi. «L’Italia non è intervenuta» sul tema dei salvataggi delle ong nelle situazioni d’emergenza «al Consiglio, lo potete vedere nella sessione pubblica», ha detto la ministra degli Interni tedesca, Nancy Feaser, rispondendo ai giornalisti al termine della riunione con gli omologhi europei, interpellata più volte sulla posizione dell’Italia sul regolamento per la gestione delle crisi, parte del Patto Ue sulla migrazione e l’asilo. Sulla questione è intervenuto il ministero degli Esteri, Antonio Tajani, che – dopo il vertice con l’omologa tedesca Annalena Baerbock – ha fatto sapere che le posizioni di Roma e Berlini sulle Ong sono «differenti». Per Tajani, infatti, «la questione non è secondaria. Il problema non è salvare persone in mare. Il problema è non avere organizzazioni che raccolgono persone in mare e le portano in Italia. Questo è il problema vero», ha detto l’inquilino della Farnesina sottolineando come «Tutti vogliamo salvare vite umane» ma c’è «il rischio che le navi siano attrattive, come ha detto Frontex, per incrementare l’immigrazione», ha insistito. Durante la riunione, infatti, l’Italia ha espresso «sorpresa» per la presenza di 7 navi gestite dalle Ong che navigavano tra Libia, Tunisia e Italia battenti bandiera tedesca «proprio mentre era in corso il vertice per trattare su un possibile nuovo patto per i migranti». Lo hanno reso noto fonti di governo parlando con l’Ansa.
Piantedosi lascia Bruxelles e incontra il collega tunisino
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, tornato in Italia da Bruxelles, ha incontrato in bilaterale a Palermo il collega tunisino Kamel Fekih. Il titolare del Viminale ha espresso «apprezzamento per la recente intensificazione dell’azione tunisina in funzione della prevenzione delle partenze e per le operazioni di polizia portate a termine nelle ultime ore che hanno condotto all’arresto di 124 trafficanti». Mentre «sul fronte dei rimpatri volontari assistiti dalla Tunisia verso i Paesi di origine dei migranti – ha aggiunto – ho ribadito che l’Italia ha attivato anche il Consiglio Giustizia e Affari Interni per un piano europeo». Dal capoluogo siciliano, Piantedosi ha sottolineato come «questa mattina al Consiglio giustizia e affari interni che a livello di Unione europea dobbiamo aumentare i finanziamenti per i progetti di rimpatri volontari assistiti e favorire la reintegrazione economica dei migranti nei loro Paesi di origine», conclude.
La ricerca di un’intesa
«Vedendo che c’è una volontà maggioritaria indubitabile su questa materia, quello che farò è affidarlo al Coreper – il Comitato dei rappresentanti permanenti che agevola i processi decisionali dell’Unione – affinché esplori il mandato per poter negoziare con il Parlamento europeo». Sono le parole del ministro dell’Interno spagnolo Fernando Grande-Marlaska sull’accordo relativo all’ultima parte del Patto Ue per la migrazione. Si tratta del passaggio sulle crisi migratorie che ancora non aveva ottenuto il via libera. Mentre lo scorso 8 giugno, a Lussemburgo, i ministri dell’Interno vagliarono a maggioranza qualificate le altre due proposte di regolamento sulle procedure d’asilo e la gestione dell’asilo e dell’immigrazione, la terza parte sulle emergenze non vide la luce.
L’ira di Budapest
«Dobbiamo arrivare ad un’intesa, esiste una maggioranza qualificata, dobbiamo poi verificare che i Paesi applichino il Patto. È importante che i diritti dei richiedenti asilo siano rispettati, noi siamo a favore di un allargamento delle eccezioni a favore di famiglie e minori. In attesa del negoziato, noi accettiamo la proposta di compromesso della presidenza spagnola», ha detto la ministra dell’Interno Nancy Feaser, in sessione pubblica, al Consiglio Affari interni sulla migrazione. Escono invece sconfitte dal confronto Ungheria e Polonia. È stato il ministro dell’Interno ungherese Bence Retvari a manifestare l’ira di Budapest: «Questo Patto aprirà più porte e consentirà a più migranti irregolari di entrare nell’Ue, funzionerebbe come una calamita. Non possiamo accettarlo, perché significa che saranno i trafficanti ad avere le decisioni nelle loro mani». Retvari ha avuto da ridire anche sul sistema di voto a maggioranza qualificata: «In materia di migrazione è importante prendere una decisione basata sul consenso. Non si possono ignorare determinati Paesi e procedere sulla base della maggioranza qualificata. È inaccettabile». Più flebile la contestazione polacca: «Il regolamento sulla crisi non risponde a tutte le domande che ci sono poste dal fenomeno migratorio», ha detto il sottosegretario di Stato Bartosz Grodecki.
Ad ogni modo, l’assist tedesco a beneficio dell’Italia ha funzionato: «Non completare questo sistema significherebbe continuare a permettere che le persone continuino a morire nel Mediterraneo. Solo proteggendo adeguatamente le frontiere esterne potremo dare un futuro ad un’Europa senza frontiere interne. Questo significa alleggerire l’onere per quegli Stati che sono in prima linea, come l’Italia», ha affermato la ministra Faeser in un altro passaggio. Anche il ministro dell’Interno austriaco, Gerhard Karner, ha usato l’esempio italiano per far leva sull’approvazione del Patto: «Quando vediamo le immagini di Lampedusa, quando vediamo quanto grande è la pressione migratoria sull’Europa, allora sappiamo che dobbiamo lavorare ulteriormente intensamente sul Patto migrazione e asilo per arrivare a una soluzione migliore. È decisivo avere chiari davanti agli occhi i punti principali, cioè la protezione delle frontiere esterne dell’Ue, procedimenti rapidi e veloci a questi confini, in modo da non vedere più immagini come quelle di Lampedusa». A parte la presa di posizione politica del Consiglio Ue, l’intesa di oggi non si sostanzia in un passaggio definitivo del processo legislativo: i ministri dell’interno hanno “soltanto” scelto la posizione negoziale da adottare nelle discussioni con i co-legislatori.
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