Oliviero Toscani e lo spot Esselunga: «Propone valori retrogradi, la pubblicità è politica estrema»
A Oliviero Toscani lo spot di Esselunga non è piaciuto. Secondo il fotografo ideatore delle campagne per i Benetton comincia il suo ragionamento con una premessa: a lui Dio, patria e famiglia non sono mai piaciute. E nell’intervista rilasciata a Simonetta Scandivasci per La Stampa spiega che il commercial con la pésca lo ha trovato «retrogado. Anzi, peggio: vecchio». Secondo Toscani nello spot «c’è una precisa presa di posizione e la si vede dalla scelta dei personaggi. C’è una madre rancorosa, arrabbiata. E un padre farfallone. Siamo spinti a pensare che la colpa sia di lei. E, soprattutto, che la separazione sia un male. E che faccia soffrire sia la figlia che i genitori».
Il divorzio come nuova vita
Toscani aggiunge che ha divorziato tre volte, quindi è un esperto. «Posso garantire che nessuno si lascia a cuor leggero e senza soffrire. Ma garantisco anche che tutti i figli di genitori separati soffrono molto di più a vederli litigare che a non vederli più insieme. Perché nessuno racconta mai questo? Eppure è un fatto che esiste, è un dato, una rilevazione, una cosa su cui tutti i figli di divorziati che conosco concordano. Perché nessuno racconta mai che chi si separa lo fa perché si vuole bene, e si dona una nuova vita?», aggiunge. E risponde: «Perché lo spot è scritto da uomini. Che infatti assolvono il maschio e appesantiscono la femmina».
La pubblicità e la politica
Secondo il fotografo «la famiglia può diventare tremenda. Per questo per farla non basta l’amore: cosa c’è di più azzardato dell’amore? Cos’è più rischioso, giocare a poker o innamorarsi?». Mentre i maschi italiani sono così violenti «perché sono allevati da madri che li ritengono irresistibili». Mentre la pubblicità può fare politica: «È il mezzo più avanzato per capire una società. Perché è fatta da tecnici che per cercare di vendere di più, studiano la società in maniera più profonda. Che poi il marketing non sia così intelligente è un altro discorso. Il linguaggio pubblicitario è pubblico e socio-politico in modo estremo. Non a caso le mie pubblicità hanno fatto incazzare il mondo e hanno cambiato la pubblicità e l’hanno messa in crisi».
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