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Cosa dice il report di Meta sui 45 mila contenuti rimossi e sul Fact-checking

30 Settembre 2023 - 08:08 David Puente
I fact-checker non sono responsabili della rimozione dei contenuti, contrariamente a quanto affermano certi ambienti

Secondo i dati diffusi da Meta, l’Italia vanterebbe di un primato nelle sue piattaforme in merito alla diffusione di notizie false. Nel corso del primo semestre del 2023, oltre 45.000 contenuti ritenuti dannosi sono stati rimossi da Facebook, ossia il 33% di quelli cancellati nell’Unione europea. Dietro di noi la Germania con 22.000 contenuti, meno della metà. Siamo il Paese più credulone del continente? Dietro a questo processo c’è il lavoro dei Fact-checker indipendenti partner di Meta? Sfatiamo questi miti.

Per chi ha fretta

  • Il report di Meta parla di 45 mila contenuti unici rimossi per disinformazione.
  • Questi contenuti riguardavano la salute pubblica e i processi elettorali.
  • I contenuti non sono stati rimossi a seguito di una verifica dei fact-checker indipendenti.
  • Come spiegato da Meta, secondo gli Standard della Community vengono rimossi i contenuti sulla salute consultando le principali organizzazioni sanitarie.
  • L’operato dei fact-checker non porta alla rimozione dei contenuti, come spiegato da Meta.
  • Le segnalazioni dei fact-checker sono ben evidenziate nei post, che rimangono consultabili e condivisibili riportando il link al fact-check.
  • Il report di Meta parla di 7 milioni di contenuti segnalati (e non rimossi) come disinformazione da parte dei fact-checker italiani.

Analisi

Nell’apposita sezione del sito Disinfocode.eu troviamo i report di altre grandi piattaforme come Google, TikTok e Microsoft. Assente Twitter/X di Elon Musk, l’ultimo loro report risale a gennaio 2023 e non ci è dato sapere quanto sia stato fatto nella lotta contro la disinformazione. Tuttavia, l’opinione pubblica si è concentrata sui dati relativi alle operazioni compiute su Facebook da parte di Meta.

Un grafico è stato particolarmente sfruttato per diffondere disinformazione sui contenuti rimossi su Facebook. Si tratta di quello pubblicato da Il Messaggero all’interno dell’articolo di Ruben Razzante, di fatto corretto nell’esposizione dei dati. Da nessuna parte viene fatta menzione dell’attività dei fact-checker, eppure qualcuno ha forzato il collegamento.

«Italia numero uno per i post rimossi su Facebook: solo noi abbiamo un fact-checker efficiente come @DavidPuente , sommo dispensatore di verità» scrive la non giornalista Francesca Totolo, la quale si definisce “indipendente” nonostante sia nota per la sua vicinanza al partito di estrema destra CasaPound, nota per la diffusione di notizie infondate come i fantomatici cani mangiati dagli immigrati a Lampedusa.

Via Twitter circolano altri contenuti del genere, come quello che riprende e modifica in parte un post Facebook della pagina filorussa “Comitato per il Donbass Antinazista“:

ITALIA PRIMA PER POST RIMOSSI SU FACEBOOK DAI “FACT-CHECKERS” DI OPEN

45.000 post rimossi in 6 mesi, grazie all’operato di Open (e in minima parte di Facta), il progetto di fact-checking di Mentana e Bechis, guidato da Puente e altri personaggi vergognosi e vigliacchi

Intervengono anche alcuni media che si definiscono “indipendenti” come Byoblu, nonostante il fondatore Claudio Messora risulti candidato nelle scorse elezioni. In quale partito? Con Italia Sovrana e Popolare, noto per le sue posizioni filorusse. In un loro articolo fanno intendere un collegamento tra i contenuti rimossi e l’operato dei fact-checker:

Invece che chiedersi chi possa avere l’autorità per decidere quale notizia sia vero o falsa, i media mainstream italiani hanno colto l’occasione per celebrare il festival dell’autorazzismo: “Fake news, triste primato: il 33% delle bufale europee è sulle bacheche italiane”, titola per esempio il Messaggero. E allora andiamo a vedere chi sono davvero i controllori, ossia coloro che sono stati scelti da Facebook per decidere se le notizie che circolano in rete siano credibili oppure no.

I contenuti rimossi da Meta

Una volta scaricato il report di luglio 2023 di Meta, bisogna andare a pagina 69 per leggere il dato dei 45.000 contenuti rimossi su Facebook. La spiegazione del dato viene indicata a pagina 68:

Number of unique contents that were removed from Facebook for violating our harmful health misinformation or voter or census interference policies in EU member state countries from 01/01/2023 to 30/06/2023.

Nell’area Transparency Center di Facebook sono presenti tutte le normative e gli Standard della community dove troviamo il punto relativo alla disinformazione. Nel capitolo “Casi di disinformazione che rimuoviamo” troviamo i due punti citati nel documento “disinformazione dannosa per la salute” e “interferenza elettorale o sui censimenti“.

Per quanto riguarda il primo, Meta non si rivolge ai fact-checker indipendenti. Le decisioni relative alle rimozioni vengono prese consultando le «principali organizzazioni sanitarie per identificare la disinformazione sulla salute in grado di contribuire direttamente a danni imminenti alla salute e sicurezza pubblica». Si fa riferimento a contenuti ritenuti «in grado di alimentare il rischio imminente di violenza fisica, anche contribuendo al rischio che le persone contraggano o diffondano una malattia pericolosa o rifiutino il vaccino associato».

Lo stesso vale per il secondo punto. Meta si impegna di «tutelare l’integrità dei processi elettorali e censuari» rimuovendo «i casi di disinformazione in grado di contribuire direttamente al rischio di ingerenza nella capacità delle persone di partecipare a tali processi». Un esempio di disinformazione è quello di fornire false informazioni «in relazione al fatto che un candidato sia o meno in corsa». Neanche in questo caso vengono chiamati in causa i fact-checker indipendenti.

Le stesse normative vengono applicate anche per Instagram. Anche in quel caso risultano più rimozioni in Italia rispetto agli altri Paesi. Parliamo di 1.900 contenuti in Italia contro agli oltre 1.100 in Germania su un totale di 6.900 contenuti Instagram rimossi in Europa

Il vero ruolo dei fact-checker indipendenti

Proseguendo con la consultazione del report, Meta pubblica i dati sull’operato dei fact-checker indipendenti. I dati vengono illustrati in una tabella da pagina 75:

Content treated with fact checks on Facebook due to violating assessment by third party fact checkers between 01/01/2023 to 30/06/2023.

In pratica, la tabella mostra il numero dei contenuti segnalati da una verifica effettuata da un fact-checker indipendente. Per l’Italia si parla di 7 milioni di contenuti segnalati, dietro la Francia con 7 milioni 400 mila.

I contenuti verificati dai fact-checker indipendenti non vengono rimossi a seguito della segnalazione. I post rimangono negli account e nelle pagine, allo stesso tempo possono essere ulteriormente condivisi. Nella tabella sopra riportata, infatti, l’ultima colonna a destra indica la percentuali dei tentativi di ricondivisione non completati grazie alla segnalazione che riporta il link dell’articolo di fact-checking con tutte le spiegazioni. Ecco un esempio:

I fact-checker non rimuovono contenuti. Questo è quanto viene spiegato da Meta nell’area dedicata al programma di fact-checking indipendente:

I fact-checker non rimuovono contenuti, account né Pagine dalle nostre app. Meta rimuove i contenuti che violano gli Standard della community, che prescindono dal nostro programma di fact-checking.

Gli Standard della Community

Nel corso dell’agosto 2022, la testata giornalistica La Verità accusava Open Fact-checking di aver censurato un loro contenuto. L’accusa deriva da delle dichiarazioni di Franco Corbelli in cui sosteneva che dietro la sospensione del profilo “Diritti Civili” ci fosse il Fact-checking di Open. Una notizia infondata, come spiegato in precedenza.

A inizio settembre 2023, Byoblu riporta le accuse da parte di Francesco Amodeo nei confronti di Open:

Negli scorsi giorni il giornalista Francesco Amodeo si è visto cancellare il proprio profilo Facebook a seguito delle segnalazioni per dei post articolati su citazioni o riflessioni politiche, che quindi non potevano nemmeno essere giudicati veri o falsi. Come sempre in questi casi, Facebook e gli autori delle segnalazioni non si sono nemmeno degnati di rispondere nel merito alle richieste di spiegazione e hanno confermato la rimozione del profilo senza ulteriori commenti. D’altra parte, che il sistema del fact-cheking sui social network violi la deontologia giornalistica, e quindi anche la libertà di espressione garantita dall’articolo 21, è ormai evidente ed è stato anche oggetto di inchieste su alcuni quotidiani mainstream che hanno sottolineato i legami tra le piattaforme e le agenzie di intelligence USA. Per questa ragione Amodeo lancia una proposta: andare sotto le sedi dei fact–checker e chiedere spiegazioni direttamente a loro.

Francesco Amodeo si presenta come giornalista e «cittadino d’inchiesta». A inizio settembre 2023 aveva pubblicato alcuni post dove accusava Open per la rimozione dei suoi contenuti:

Oggi ho scaricato il report sulle segnalazioni che hanno portato alla cancellazione della mia storica pagina Facebook. Tutte segnalazioni partite da OPEN. Vi sembra possibile che una società che fa capo ad un giornalista debba avere il potere di far fuori la concorrenza. Ossia eliminare chi fa informazione fornendo un contraddittorio alla versione imposta dai padroni di Mentana &Co. Non si è mai vista una cosa del genere. Da settembre propongo una mega manifestazione degli esponenti del mondo libero fuori alle sedi di chi sta attentando alla libertà di informazione.

Meta non fornisce un report delle segnalazioni che avrebbero portato alla rimozione di un contenuto. Non risulta possibile indicare da chi provengano queste segnalazioni, in quanto vengono fatte in maniera anonima, come spiegato dallo stesso social nella sezione dedicata:

Quando riceviamo una segnalazione, la analizziamo e, se dovessimo stabilire che i nostri Standard della community sono stati violati, adottiamo le misure necessarie. A meno che non riguardi una violazione della proprietà intellettuale, la tua segnalazione sarà mantenuta riservata e l’account che hai segnalato non potrà vedere chi l’ha effettuata.

Le notifiche ricevute da Francesco Amodeo non hanno nulla a che fare con i fact-checker indipendenti. La seguente schermata, usata come “prova”, mostra una classica notifica riguardante gli Standard della Community, come ben specificato con tanto di link:

Il report di Meta indica che siamo un Paese di creduloni?

I 45.000 contenuti unici rimossi da Meta e gli oltre 7 milioni segnalati come disinformazione non indicano che l’Italia sia un Paese di creduloni. Non possiamo, attraverso il report di Meta, sostenere che siamo un Paese con il maggior numero di utenti che credono e condividono false notizie. Il report parla di contenuti, non di utenti. Un singolo utente potrebbe aver contribuito da solo a diffondere 100 contenuti di disinformazione al giorno, anche con più account. La setta complottista dei ViVi addestra i propri seguaci a creare numerosi account per diffondere i loro contenuti in maniera massiva.

Conclusioni

I contenuti rimossi da Meta non hanno nulla a che fare con l’operato dei fact-checker indipendenti. Da una parte la violazione degli Standard della Community porta alla rimozione dei post e degli account. Dall’altra il programma di fact-checking indica nei post i motivi della segnalazione, ma non vieta l’utente di condividere ulteriormente quel contenuto. I 45.000 contenuti rimossi riguardano casi specifici indicati come disinformazione dopo aver consultato le organizzazioni sanitarie, non i fact-checker.

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