I tecnici del MEF chiudono la discussione sul superbonus 110%. Anche considerando gli effetti sul Pil lo Stato alla fine ci ha perso
Anche tenendo conto degli effetti positivi sulla crescita del Pil grazie all’industria delle costruzioni e dell’indotto, la somma fra costi e benefici del Superbonus 110% è negativa e «per quanto riguarda
la finanza pubblica, si ritiene che lo stimolo esercitato dal provvedimento sull’attività economica e sul gettito fiscale non sia stato sufficiente a compensarne i costi». Lo affermano i tecnici del MEF in un focus dedicato proprio al Superbonus 110% all’interno della Nadef inviata in Parlamento dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
La nota dei tecnici del Mef
Il Superbonus ha già costretto a rivedere al rialzo il deficit dell’Italia nel 2023, peggiorano i saldi di finanza pubblica di 1,1 punti di Pil, e non si è rivelato affatto un affare per lo Stato. I tecnici del Mef spiegano: «L’esistenza di rilevanti oneri di cassa che si manifesteranno nei prossimi anni condiziona fortemente la possibilità di aggiustamento della finanza pubblica, in particolare per quanto riguarda la riduzione dello stock di debito in rapporto al PIL. Simulazioni condotte dal Ministero dell’economia e delle finanze mostrano che, in assenza degli esborsi connessi alle due agevolazioni, il rapporto debito/PIL sarebbe in continua discesa già nello scenario di finanza pubblica tendenziale 2023-2026, per circa 1 punto percentuale di PIL all’anno».
I timori del ministro Giorgetti
La preoccupazione è cresciuta per Giorgetti dopo la lettera inviata da Eurostat al governo italiano sulla classificazione dei costi del Superbonus 110%, che se da un lato ha consentito di appesantire i conti 2023 lasciando un pizzico di spazio di manovra in più sul 2024, dall’altro ha lasciato il governo e la finanza pubblica italiana in uno stato di incertezza, facendo intravedere una nuova decisione Eurostat alla fine del primo semestre 2024 che potrebbe rimettere tutto in discussione e complicare ulteriormente le manovre dei prossimi anni. In ogni caso i danni alla finanza pubblica ci sono già stati: «In assenza della revisione dei costi del Superbonus, l’obiettivo programmatico previsto per il 2023 sarebbe stato più che raggiunto».
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