Deficit, privatizzazioni, spending review: così il governo vuole finanziare la Manovra
Circa 23,5 miliardi di euro di deficit in 3 anni, Pil in aumento, 2 miliardi di tagli alla spesa nei Ministeri e privatizzazioni per 20 miliardi. È questo il tesoretto, individuato nella Nadef, la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, con il quale il governo Meloni intende trovare le coperture all’obiettivo dichiarato di sostenere i redditi medio-bassi. L’aumento del deficit non farà piacere all’Europa, ma l’esecutivo tira dritto: «Tutti vorremmo evitare di ricorrere a esso, ma tutti i governi ne hanno fatto uso», dice al Corriere della Sera il sottosegretario all’Economia Federico Freni, «un margine ragionevole, per un utilizzo responsabile delle risorse che ne derivano, non è un’eresia. In ogni caso i nuovi obiettivi fissati nella Nadef (nota di aggiornamento al Def, ndr) assicurano la progressiva riduzione dell’indebitamento netto strutturale». E quel margine ragionevole, per Meloni, è 23,5 miliardi di euro di extra spesa: 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025.
Gli obiettivi della Manovra
Il governo nelle prossime settimane sarà impegnato nella definizione della legge di bilancio. Nella Nadef appena presentata si trovano indizi importanti sugli obiettivi dell’esecutivo e sulle risorse per finanziarlo. Con il maggior disavanzo, spiega Corriere della Sera, verrà anticipato l’adeguamento Istat delle pensioni previsto nel 2024, confermato il taglio al cuneo fiscale per i dipendenti fino a 35mila euro, ridotte le aliquote Irpef da quattro a tre e introdotto un sostegno alle famiglie numerose. Come anticipato al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, tra le misure che il governo intende perseguire ci sono anche il mantenimento della flat tax per partite Iva e professionisti con ricavi o compensi inferiori a 85 mila euro, e il rinnovo del contratto del pubblico impiego, «con particolare attenzione al settore sanitario».
Dove trovare le risorse
Deficit, ma non solo. Il governo Meloni prevede di trovare le risorse extra. con le quali sostenere il proprio programma anche con un aumento del Pil, portandolo dall’1 all’1,2%. Quello 0,2% di crescita in più, nelle stime dell’esecutivo, dovrebbe essere favorito proprio dalle misure di sostegno al reddito che intende perseguire, e che dovrebbero generare l’aumento dei consumi delle famiglie dello 0,3%. Circa 20 miliardi nel 2024 dovrebbero arrivare dalle privatizzazioni, con la dismissione di partecipazioni pubbliche per circa l’1% del Pil. «La Nadef indica la direzione e gli obiettivi che il governo si è posto. Le privatizzazioni saranno bilanciate dall’acquisizione di partecipazioni strategiche in settori come, ad esempio, le reti di telecomunicazione», assicura Freni, «non c’è necessità o fretta di fare cassa: si farà tutto al momento giusto». Circa 2 miliardi, questa la previsione e speranza, il tesoretto che Palazzo Chigi chiede ai ministeri: una cifra che dovrebbe arrivare con il taglio della spesa della pubblica amministrazione, la cosiddetta «spending review». Insieme a una riduzione delle detrazioni fiscali, dovrebbe consentire i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, in particolare nel settore della sanità, gli investimenti pubblici e le altre spese. Secondo Giorgetti poi, che nella presentazione della Nadef ha sottolineato ancora una volta i costi del Superbonus, ulteriori risorse verranno sbloccate nel triennio con la riduzione dei sussidi previsti a imprese e famiglie per far fronte all’aumento dei costi dell’energia. Queste misure, spiega il Corriere, sono costate 53,8 miliardi nel 2022 e 26,1 nel 2023. Gli aiuti dovrebbero continuare, ma saranno sempre più selettivi e mirati sulle famiglie più fragili.
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