La premier Meloni: «Basita per la sentenza di Catania, è contro il governo». Schlein: «Basta alimentare lo scontro»
«Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale». Lo ha detto la leader del Pd Elly Schlein, commentando le parole della premier sulla sentenza di Catania che ha disapplicato il decreto del governo che prevede il trasferimento dei richiedenti asilo nei Cpr. In mattinata, Meloni si era infatti detta «basita» della decisione del tribunale di Catania: «L’azione del governo per fronteggiare la migrazione illegale è un lavoro difficile, certo, ma che può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione. Certo, tutto diventa molto più difficile se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale», ha sottolineato la presidente del Consiglio. Per la segretaria dem – che ha replicato alle parole di Meloni con una nota – se l’esecutivo «cerca responsabili del disastro sull’accoglienza» deve «guardarsi allo specchio» poiché «è la destra – continua Schlein – che scrive leggi palesemente incostituzionali e poi se la prende con i giudici che fanno il loro lavoro». E poi ancora: «È la destra – aggiunge – che ha messo la firma su tutte le leggi che hanno prodotto questo caos, come la Bossi-Fini che alimenta l’irregolarità, è sempre la destra che non ha mai contrastato il regolamento Dublino lasciando l’Italia più sola, per allearsi con Polonia e Ungheria che di solidarietà non ne vogliono sapere», conclude.
La sentenza di Catania
Nella sentenza del 30 settembre scorso, la giudice Iolanda Apostolico ha accolto il ricorso di una persona migrante di origini tunisine sbarcata il 20 settembre a Lampedusa e portata nel nuovo centro di Pozzallo, aperto solo pochi giorni fa nel Ragusano. A seguire sono stati dichiarati illegittimi i trattenimenti di altre tre persone che si trovavano nella stessa condizione giuridica. Decisione che ha spinto Meloni ad andare all’attacco dei giudici su Facebook: «Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività, ndr) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto». Per la premier, inoltre, «non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura».
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