Campi Flegrei, la mappa della Protezione civile per le evacuazioni: cosa prevedono la zona gialla e rossa
Continuano le scosse di terremoto nei Campi Flegrei. Negli ultimi giorni la terra ha continuato a tremare nella vasta area nel golfo di Pozzuoli a causa del fenomeno del bradisismo, ovvero il periodico sollevamento e abbassamento del terreno tipico di questa zona. Ieri è stata rilevata la seconda scossa più forte dall’inizio dello sciame sismico: 4.0 intorno alle 22 di sera. E c’è già chi parla di una nuova sindrome psicologica che causa attacchi di panico e ansia tra i residenti. Anche stamattina l’INGV ha registrato magnitudo di poco superiori i 2 gradi della scala Richter. Molti hanno sollecitato la necessità di allontanare la popolazione o ancora di aggiornare il piano della Protezione civile. Ma in cosa consiste il piano di evacuazione e come dovrebbe funzionare?
Le due zone: rossa e gialla
Il “piano nazionale protezione civile Campi Flegrei” suddivide l’area sopra e intorno al supervulcano in due zone: la rossa e la gialla. La prima è segmentata in 15 località: Monte di Procida, Bacoli, Pozzuoli, alcune municipalità di Napoli (Posillipo, Bagnoli, Chiaia, Fuorigrotta, Vomero, Soccavo, Arenella, Chiaiano, Pianura), Marano di Napoli, Quarto, Giugliano in Campania. In quest’area l’evacuazione preventiva è l’unica misura da adottare per la salvaguardia delle persone, in caso di allarme. Infatti, è quella più esposta all’invasione dei flussi piroclastici, nubi ardenti di magma e gas, che per la loro velocità e temperature non lascerebbero scampo agli abitanti della zona. In quest’area abitano circa 500mila persone. La zona gialla invece comprende i comuni di Villaricca, Calvizzano, Mugnano di Napoli, Melto di Napoli, Casavatore, parte di Marano di Napoli e altri 24 quartieri del capoluogo campano. Questo territorio in caso di eruzione sarebbe esposto alla ricaduta delle ceneri vulcaniche. Qui potrebbero essere necessari degli allontanamenti temporanei di una parte dei residenti totali (800mila), soprattutto per quelli residenti in edifici resi vulnerabili o poco accessibili dall’accumulo del materiale caduto.
Cosa fare in zona rossa se scatta l’allarme
L’allontanamento dalla zona rossa è previsto solo in caso di allarme. Se dovesse essere mai diramato, le 500mila persone avrebbero tre giorni di tempo (72 ore) per abbandonare la zona in modo autonomo o assistito. Il piano prevede le seguenti fasi:
- prime 12 ore, i residenti hanno il tempo di prepararsi e le autorità di predisporre le misure necessarie per la regolazione del traffico;
- nelle successive 48 ore i Comuni gestiscono la partenza, per tutti in contemporanea, e il cronoprogramma degli spostamenti così come stabilito dai piani comunali;
- è stato previsto un margine di 12 ore, nel caso in cui insorgessero eventuali criticità e per far allontanare gli operatori del sistema di protezione civile.
Chi sarà assistito avrà a sua disposizione un sistema di gemellaggio tra comuni in zona rossa e comuni e province autonome del resto d’Italia. Nella mappa fornita dal dipartimento della Protezione civile sono segnalati dei quadratini blu che rappresentano le “aree di attesa” per ognuna delle 15 località. Un tondino verde segnala invece le “aree di incontro”. Chi sarà assistito sarà trasportato dalla prima alla seconda area con pullman messi a disposizione dalla Regione Campania. Successivamente, i residenti verranno spostati nei “Punti di prima accoglienza” nei luoghi di gemmellaggio per tutto il Paese attraverso bus, treni o navi. Per quelli che invece si sposteranno in modo autonomo, il piano stabilisce alcuni percorsi obbligatori. Anche questi residenti potranno scegliere tra la sistemazione offerta dallo Stato tramite un gemellaggio, oppure preferire un contributo di autonoma sistemazione da utilizzare nell’alloggio alternativo. Il traffico sarà regolato con l’attivazione di cancelli che cadenzeranno l’uscita dalla zona rossa.
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