Chi sono i parlamentari di Forza Italia che non danno soldi al partito: «Rischiano la carica»
I parlamentari di Forza Italia che non sono in regola con il pagamento delle quote mensili al partito sono 16. Ovvero un terzo del totale degli eletti. A scriverlo oggi è il Fatto Quotidiano, che sostiene che tra questi ci sono anche nomi di primo piano come la ministra Elisabetta Casellati, la vicecapogruppo alla Camera Deborah Bergamini, la deputata campana Annarita Patriarca e il senatore Mario Occhiuto. Il partito di Berlusconi ha problemi di soldi: la famiglia dell’ex premier ha fatto sapere che sanerà il debito pregresso. Ma, come ha detto Paolo Berlusconi, in futuro dovranno essere i parlamentari a sostenerlo.
Il lodo Tajani
In occasione del ricordo di Berlusconi a Paestum il leader Antonio Tajani ha fatto approvare una modifica allo Statuto che prevede che gli eletti che non pagano le quote mensili decadano da tutte le cariche interne. Secondo le regole i candidati devono al partito 10 mila euro per un seggio nel maggioritario e 30 mila per uno nel proporzionale. A questi, spiega il quotidiano, si aggiungono i 900 euro mensili una volta eletti alla Camera o al Senato per contribuire alle finanze del partito. In un anno – da settembre 2022 a settembre 2023 – i 62 parlamentari eletti di Forza Italia avrebbero dovuto sborsare 11.700 euro a testa. Ma il 26% non lo ha fatto. Secondo la lista i deputati sono 12. Bergamini ha pagato tutte le quote nel 2022, nessuna nel 2023. L’ultimo bonifico di Patriarca risale al giugno 2022. Anche Francesco Maria Rubano, che è anche sindaco di Benevento, non avrebbe pagato. Così come Andrea Orsini, vicino a Marta Fascina.
Il debito
Al Senato invece mancano all’appello Dario Damiani e Claudio Fazzone. Che hanno versato al partito solo i soldi della candidatura. Poi Mario Occhiuto e Daniela Turnillo. Casellati ad agosto scorso aveva saldato i debiti pregressi con il partito versando 27 mila euro tutti in una soluzione. Ma da allora, sempre secondo il dossier del Fatto, ha pagato solo la quota di 900 euro a settembre 2022 e altri 8.100 ad aprile. In questo modo Casellati avrebbe quasi ripagato la candidatura nel maggioritario in Veneto. Intanto il debito del partito ammonta a 92 milioni di euro. E le elezioni europee si avvicinano.