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Le ulcere, il sangue, le complicanze post operatorie: Fedez e la seconda gastroscopia dopo il ricovero al Sacco di Milano

fedez seconda operazione come sta
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A insospettire i medici un improvviso abbassamento dell'emocromo. Il medico: sono le conseguenze di quando si ricuce l'intestino

Come sta Fedez? «Un po’ meglio, così così». A dirlo è la madre Annamaria Berrinzaghi, mentre entra all’ospedale Sacco-Fatebenefratelli di Milano. La battuta, detta alle 19 a La Stampa, arriva dopo la notizia del ritorno in sala operatoria per il rapper. Il motivo? Un’altra gastroscopia urgente, ancora una volta allo scopo di tamponare il sanguinamento di un’altra ulcera. A insospettire i medici un improvviso abbassamento dell’emocromo: la spia che il recupero non stava procedendo per il verso giusto dopo il ricovero di giovedì 19 settembre. Anche il padre Franco Lucia dice che il cantante «sta un po’ meglio». Ma le dimissioni non sono imminenti. La gastroscopia ha rilevato il nuovo sanguinamento per il quale è stata necessaria una nuova sutura per via endoscopica.

La seconda gastroscopia

Ieri anche la moglie Chiara Ferragni si è presentata all’ospedale. Fedez è stato operato nel marzo del 2022 per un tumore neuroendocrino del pancreas. Non è escluso che Federico Leonardo Lucia possa trascorrere il suo compleanno, il 15 ottobre (compirà 34 anni), in ospedale. Non uscirà quindi tra una settimana. E il 26 ottobre partiranno anche i live di X-Factor. Massimo Falconi, responsabile della chirurgia del pancreas del San Raffaele, dove era stato ricoverato la scorsa primavera, ha fatto sapere che «quello che gli è successo non credo sia collegato in alcun modo alla sua malattia di base, per cui non sta facendo nessuna terapia, ed è una cosa che può accadere a qualsiasi persona». Ha aggiunto che «può esserci una maggiore fragilità legata all’intervento, anche se osservata raramente. Ed è possibile che sia legata all’assunzione di qualche farmaco, anche se non abbiamo informazioni in merito». 

L’intervento

Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli di Roma e ordinario di oncologia all’Università Cattolica, dice oggi a Il Messaggero che le emorragie possono far parte delle complicanze post operatorie anche tardive. Nei casi in cui non si tratta infatti di un problema legato alla recidiva della neoplasia, «il rischio di sanguinamento dovuto ad un’ulcera è probabile, visto che siamo in presenza di un tessuto molto sottile vicino all’area ricucita». Le emorragie si formano a causa delle ulcere. Che sono «una delle conseguenze attese possibili di quando si ricuciono dei pezzi di intestino. L’intervento al quale è stato sottoposto prevede infatti che si tolga anche un pezzo di duodeno e, in questo caso specifico, sembra anche un pezzetto di intestino. È chiaro che si tratta di un tessuto molto friabile, sottile; dunque, è un esito possibile che si possa creare una piccola ulcera. Può succedere anche nei casi di un tumore neuroendocrino cosiddetto “funzionante”: in questo caso la neoplasia produce alcune sostanze che possono anche causare localmente una piccola ulcera. Ma il tumore è stato radicalmente rimosso a suo tempo».

Ulcere e recidiva

Il professor Tortora spiega che l’intervento al pancreas è stato radicale. Quindi le ulcere non dovrebbero essere legate alla produzione di sostanze similormonali. I rischi legati al tumore sono scongiurate se non si è in presenza di recidive: «In alcuni casi si pratica un trattamento farmacologico post operatorio con sostanze che inibiscono il recettore della somatostatina. Se la neoplasia neuroendocrina comparsa nel pancreas viene scoperta precocemente e non si manifesta in una forma aggressiva, intervenendo chirurgicamente la si rimuove radicalmente». L’intervento richiesto in genere però non è minimale e conservativo: «Fedez ha ricevuto infatti un importante intervento, di duodeno-cefalo-pancreasectomia, simile cioè a quello che si esegue per altri tipi di tumore, come per esempio l’adenocarcinoma del pancreas, eseguito in modo eccellente da Massimo Falconi, uno dei migliori chirurghi in assoluto per questo tipo di chirurgia».

Come si curano le ulcere

Per le ulcere, spiega il professore, «solitamente si interviene per via endoscopica e si tamponano cauterizzandole dall’interno. È chiaro che quando si forma un’ulcera in un tessuto così sottile il rischio di sanguinamento è probabile. Difficile dire oggi se l’ulteriore sanguinamento sia legato alle ulcere che sono state già cauterizzate, oppure se a distanza di poco tempo se ne è formata un’altra. L’importante è che non ci sia stata una recidiva. Dopo l’intervento in endoscopia, le ferite dovrebbero cicatrizzarsi. Solitamente questo processo avviene in tempi brevi, ma è difficile prevederlo con certezza, dipende dalla riorganizzazione del tessuto locale. È necessario però capire se ci sono concause, ossia eventuali problemi locali di tipo vascolare».

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