Il sondaggio gender fluid del comune di Roma: gli asterischi e le criticità dei giovani tra sessualità e discriminazione
Il Comune di Roma fa passi avanti. Il Campidoglio ha lanciato un’indagine sulla condizione dei giovani under 35 che abitano nella Capitale, avviata dall’Ufficio di Scopo Politiche Giovanili. L’obiettivo annunciato è quello di intercettare le loro esigenze, criticità e prospettive al fine di sviluppare politiche mirate, anche – si legge nella presentazione – «alla luce dei cambiamenti sociali e culturali che si sono registrati negli ultimi anni». Un ascolto dei più giovani che il Comune sembra voler far passare anche nelle modalità di approccio linguistico agli stessi. Il sondaggio, infatti, utilizza un linguaggio particolarmente inclusivo. Ad ogni domanda, viene utilizzato l’asterisco al posto della declinazione di genere nelle parole. Ovvero uno degli espedienti grafici che vengono usati in sostituzione alla desinenza per includere – nell’intenzione di chi scrive e parla – tutti i generi e non solo quello maschile o femminile.
«A quale genere senti di appartenere?»
Contrariamente a come spesso accade nei sondaggi, a inizio del questionario romano non viene chiesto il sesso, bensì il genere a cui ci si sente di appartenere. E le alternative che si presentano non sono solo due, ma quattro: «Maschio, femmina, preferisco non rispondere, e altro». Alla domanda se vivi stabilmente con la tua famiglia d’origine, tra le possibili risposte c’è: «No, sono andat* a vivere definitivamente fuori dalla mia famiglia». Un asterisco che compare in tutte le domande in cui può essere inserito e che potrebbe essere il segnale che il Comune capitolino prima di aver lanciato il sondaggio abbia richiesto una consulenza a qualcuno che si occupa o presta attenzione al linguaggio inclusivo.
Il precedente
Forse anche un tentativo di prudenza dopo che a giugno dello scorso anno il Comune di Nettuno, in provincia di Roma e la giunta del sindaco Roberto Gualtieri finirono travolti da una cascata di critiche per le domande (poi ritirate) poste alle famiglie dei disabili gravi nel modulo Caregiver burden inventory (Cbi) per richiedere l’accesso ai fondi destinati ai caregiver. In quell’occasione ad accendere la polemica fu il contenuto. Ora Roma punta a non sbagliare, sia nei contenuti che nella forma. Una scelta che forse farà discutere e se accontenterà qualcuno, saprà certamente scontentare qualcun altro.
Le possibili «criticità» dei giovani tra sessualità e discriminazione
Le domande del questionario toccano più temi, dal lavoro alla scuola, fino al degrado urbano. Tra le righe è chiaro l’intento di recepire il livello di benessere dei più giovani della città. E tra le opzioni di risposta al quesito su «quali sono, secondo te, le principali criticità tra i giovani» si trovano anche la «discriminazione e razzismo per etnia, orientamento sessuale, genere o disabilità», «Sessualità», «Stress e pressione scolastica» o «Sociale», e «Problemi di identità o appartenenza».
«Vogliamo ascoltare il loro vissuto personale»
Il sondaggio sarà diffuso nelle università, nelle biblioteche, nei centri sportivi, nelle metro e sarà accessibile anche attraverso un Qr Code. «Con questa iniziativa vogliamo metterci in ascolto dei più giovani, per costruire politiche più vicine alle loro esigenze. Lavoro, istruzione, tempo libero, saranno i temi centrali di questa indagine, ma anche le difficoltà quotidiane, il vissuto personale», spiega il consigliere delegato del Sindaco per le Politiche giovanili, Lorenzo Marinone. «Puntiamo a raccogliere la voce dei più giovani e le loro istanze a partire dagli spazi e dai luoghi che frequentano», chiosa.
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