Arcore, Marta Fascina mette la sua “segreteria politica” a villa San Martino: «Ormai la considera casa sua»
![marta fascina segreteria politica arcore villa san martino](https://static.open.online/wp-content/uploads/2023/10/marta-fascina-segreteria-politica-arcore-villa-san-martino.jpg)
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L’onorevole Marta Fascina ha fatto installare due targhe di ottone ad Arcore. Nella villa San Martino in cui ha vissuto con l’amatissimo Silvio Berlusconi ora troneggiano due scritte molto esplicite: “Segreteria politica Marta Fascina”. E così, mentre Paolo Berlusconi la esorta a tornare in Parlamento e il giuslavorista spiega che ha obblighi nei confronti degli elettori, lei mette radici ad Arcore. Il Fatto Quotidiano fa sapere oggi che secondo alcune indiscrezioni avrebbe dovuto lasciare la magione a settembre. Ma non sembra intenzionata a farlo. Almeno per un altro po’. Anche perché, dicono, considera quella ormai come casa sua. Per questo oramai è un’assenteista cronica del parlamento e non è andata nemmeno a Paestum per l’omaggio di Forza Italia al fondatore.
La chat
In compenso, aggiunge il quotidiano, ha una chat che condivide con Alessandro Sorte, Stefano Benigni, Tullio Ferrante e Gloria Saccani Jotti. Sono i deputati azzurri che si incaricano di diventare le sue vedette a Montecitorio. Ma quello che colpisce è la nozione di “segreteria politica”. Si tratta dell’ufficio di rappresentanza dei parlamentari nelle loro abitazioni private. In passato è servito anche come escamotage per evitare l’accesso di magistrati e inquirenti durante le perquisizioni. O per evitare sfratti e demolizioni. I parlamentari sono infatti protetti dall’articolo 68 della Costituzione. Che impedisce all’autorità giudiziaria di perquisire la persona o il domicilio senza un’autorizzazione del Parlamento. C’è un caso di cronaca che riguarda proprio Berlusconi.
Il precedente
Nel gennaio 2011, durante l’inchiesta su Ruby in cui era indagato, proprio i magistrati di Milano non riuscirono a entrare nello studio del ragioniere Giuseppe Spinelli. Proprio perché costituiva parte della segreteria politica di Berlusconi, allora presidente del Consiglio e deputato. Così i pm di Milano, per perquisire quello studio dove presumevano di trovare documenti relativi all’inchiesta sulla prostituzione minorile e la concussione, furono costretti a fare richiesta alla Camera dei deputati.
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