Incidente di Mestre, scambio di accuse sulla mancata ristrutturazione del guardrail. La procura: «Sì alla perizia»
«Non abbiamo alcun elemento per trarre conclusioni sul guardrail, per questo ci serve una perizia». Sono le parole del Procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi in merito all’incidente di Mestre, in cui hanno perso la vita 21 persone e 15 sono rimaste ferite. La Procura di Venezia ha aperto un’indagine per omicidio stradale plurimo e sono tanti ancora i punti oscuri, dalle cause dell’impatto del pullman contro il guardrail, alle condizioni di sicurezza del cavalcavia. «Stiamo continuando a sentire i superstiti ma dobbiamo farlo con la dovuta sensibilità, visto non solo il loro stato fisico ma anche quello mentale», ha spiegato il magistrato, tornando poi sulle condizioni del guardrail: «Faremo tutte le attività del caso, iniziando da una consulenza tecnica, appena avremo trovato il soggetto idoneo per farla. Servono conoscenze tecniche, non giuridiche. Per ora non abbiamo acquisito documenti sulla rampa dal Comune». E mentre la magistratura inizia a mettere in fila testimonianze e ad acquisire documentazioni, dalla politica si levano le prime voci critiche. «Un giorno di silenzio era doveroso, per rispetto alle vitite e ai familiari», ha scritto Giovanni Andrea Martini, del gruppo di opposizione in Comune Tutta la città insieme, «ma ora occorre parlare. E parlare chiaramente».
Le accuse delle opposizioni
Martini si scaglia contro la giunta comunale guidata da Luigi Brugnaro che, secondo il consigliere, non avrebbe fatto restaurare per tempo l’infrastruttura. Preferendo, alla manutenzione del tratto viario, il finanziamento di altri progetti. «Questa Giunta ci ha insegnato di essere maestra a trovare fondi e tempi per fare le cose. Quelle che interessano. Un esempio per tutti: il tempo e i modi in cui si è riusciti a trovare i fondi per fare il Bosco dello Sport. Per le altre c’è tempo», scrive in una nota Martini, «tra le altre cose c’era anche la messa in sicurezza di quelle vetuste vie di collegamento che sono i cavalcavia di Mestre, dove c’era anche quel guardrail che non è stato in grado di trattenere il bus dei turisti che tornavano da Venezia». E prosegue: «È lampante chiedersi tutti come sia stato possibile aver lasciato lì quel guardrail vecchio e inidoneo per garantire la sicurezza. il cavalcavia costruito quasi un mezzo secolo fa sosteneva un traffico ben diverso rispetto a quello odierno. Oggigiorno, in quel tratto assistiamo a un furioso andirivieni di una flotta di bus per il turismo povero. Quel guardrail era “tarato” per impatti con autobus degli anni 60/70, non certo per sostenere pullman elettrici dal peso di 13 tonnellate. Chi ha responsabilità su quanto successo deve rispondere».
I fondi del Pnrr e il cantiere appena partito
Sulle responsabilità e sulle condizioni del cavalcavia, però, la magistratura si è già espressa: ci vuole cautela, le indagini sono in corso ed è necessaria una perizia. L’esame tecnico avverrà nelle prossime settimane, dopo che la Procura avrà individuato il soggetto migliore a svolgerlo. Ma intanto da alcuni controlli preliminari sta emergendo che la lentezza dell’iter burocratico sulla ristrutturazione del Vempa ha fatto sì che il cantiere venisse aperto solo un mese fa, sebbene l’approvazione del progetto sia stata data nel 2018. Secondo il Fatto Quotidiano, una delle ragioni potrebbe essere stata anche il tentativo di agganciare l’opera ai fondi del Pnrr. Il viadotto Cavalcavia Superiore di Marghera è stato completato alla fine degli anni Sessanta e non è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria e rinforzo strutturale successivi alla sua realizzazione, si legge nel progetto. I lavori di «adeguamento normativo e consolidamento del nuovo cavalcavia di Marghera» sono suddivisi in tre lotti, e 8 milioni sono arrivati dal Pnrr. L’approvazione della giunta comunale era arrivata addirittura nel 2018, cinque anni prima dell’inizio del cantiere aperto poche settimane fa, il 28 agosto 2023, e l’assessore Renato Boraso ha detto di monitorare la situazione «dal 2016, quando sono arrivato». «Abbiamo fatto il progetto preliminare, quello esecutivo, il definitivo e la gara d’appalto, finalmente eravamo pronti a partire», spiega l’assessore alla Mobilità, Infrastrutture stradali e viabilità, «i lavori prevedono anche il rifacimento totale del guardrail. Oggi ce ne è uno basso e una grande ringhiera, che non è banale», dice a la Repubblica. Nel progetto definitivo, sottolinea il Fatto Quotidiano, era prevista «la sostituzione con barriere omologate di adeguata classe in relazione al traffico e al contesto ambientale». Quello attuale era alto 52 centimentri, affiancato da un vecchio corrimano, una struttura tubolare su tre livelli.