Il testimone dell’incidente di Mestre: «Sono stato il primo ad arrivare, dal cavalcavia facevano foto e video»
«Purtroppo non ho avuto l’appoggio quasi di nessuno ad aiutarmi, non c’era nessun altro con me. Ho corso da solo. C’erano altre macchine, stavano andando a casa penso, ma si fermavano prima e nessuno veniva ad aiutarmi. Chiamavo aiuto, chiamavo l’estintore, e facevano i filmati dal cavalcavia». Bujar Bucai, cittadino di origine kosovara in Italia da 25 anni, all’Ansa e a TgCom racconta i primi concitati minuti dopo l’incidente di Mestre in cui hanno perso la vita 21 persone. È stato il primo ad arrivare: il suo locale si trova dall’altra parte della strada in cui l’autobus è precipitato. «Stavo vicino alle vetrate parlando col mio socio e un fornitore», raconta il titolare del bar, «quando ho sentito un rumore e ho visto molta polvere da quella parte. Ho iniziato a correre, sono salito sulla prima recinzione e ho scavalcato, ho attraversato i binari, poi sono salito sull’ultimo traliccio del treno e ho saltato l’ultimo muretto davanti al bus». Qui, davanti a lui, avvolto dalla nuvola di polvere, c’era il bus. «Ho tirato fuori due bambini, so che stanno bene, chiedevano della mamma ma lei non ce l’ha fatta», dice Bucai, «sulla strada c’erano macchine in coda, e la gente che faceva foto. Io mi son messo a urlare che almeno non bloccassero la strada, perché dovevano arrivare i soccorsi». Dopo qualche minuto, il pullman ha preso fuoco. Dal cavalcavia, forse l’autista dell’altro pullman al quale si era affiancato il mezzo prima di precipitare, qualcuno gli ha lanciato un estintore: «L’ho usato ma era troppo piccolo, non c’era possibilità di spegnere le fiamme». Poi l’arrivo dei mezzi di soccorso che coprono le urla e le richieste di aiuto: «Mi è sembrato che fosse passato un anno, e invece erano pochi minuti».