Il sindaco Sala: «Il modello Milano non è finito e io non sono stanco»
Il modello Milano non è affatto al capolinea. Mentre il sindaco Beppe Sala si sente «un estremo difensore per quanto ha prodotto fino a oggi: farla diventare una città internazionale, ponendo però allo stesso tempo sempre attenzione al welfare». In un’intervista rilasciata a la Repubblica il primo cittadino va all’attacco. E di fronte all’obiezione di una città solo per ricchi replica così: «Non mi sfugge che c’è una parte dell’elettorato che possa sentirsi un po’ delusa. E sono più che disponibile a una riflessione su come riadattare questo modello di fronte a una realtà che è cambiata radicalmente negli ultimi 3-4 anni. I dati ci dicono intanto che a Milano aumentano i residenti, le università fanno il pieno, c’è un boom del turismo». E ancora: «Quello che mi segnalano è che ci sono più problemi di criminalità di strada. Nessuno meglio di Gabrielli potrà capire quel che sta accadendo e proporre soluzioni». Di sé Sala dice di non essere un centrista: «Ma oltre ai due schieramenti classici c’è una percentuale rilevante che non parteggia a priori. È a questo centro che bisogna rivolgersi e sono anche le richieste di questo centro che oggi, a livello nazionale, la sinistra non riesce a intercettare». Lui, in ogni caso, non è stufo di fare il sindaco: «Nemmeno per sogno. Io sono qui con il coltello tra i denti. Dopo 15 anni di governo di centrosinistra in questa città, per me sarebbe un grande dolore se, finito il mio mandato, la mia parte politica non avesse la possibilità di giocarsela con buone possibilità di successo». E conclude: «L’apertura ai privati nasce dal fatto che Milano, come tutti i comuni, fatica a far quadrare i conti. Se fosse per me io vorrei più controllo pubblico».
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