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Migranti, il presidente Saied sul memorandum con l’Ue: «La Tunisia ha la sua sovranità, non cede a pressioni»

06 Ottobre 2023 - 09:18 Redazione
«Tratteremo con i partner su un piano di parità», ha detto il leader tunisino dopo il botta e risposta con l'Ue

Il Memorandum firmato tra Tunisia e Ue sulla questione migranti sembra sempre più distante. L’ulteriore frenata è arrivata dal presidente della Tunisia, Kais Saied: «Abbiamo la nostra sovranità e non cederemo a pressioni», ha detto il leader tunisino, ricevendo il ministro degli Esteri, Nabil Ammar, al Palazzo di Cartagine. Per Saied, infatti, la «sovranità statale ha la precedenza su ogni altra considerazione». Il botta e risposta di ieri con l’Ue – dopo il rifiuto dei fondi europei da parte di Saied – ha raffreddato ulteriormente i rapporti con il Paese Nordafricano. In ballo: 60 milioni di euro. Per il ministro degli Esteri di Tunisi mai arrivati poiché «le autorità tunisine non hanno dato alcun avvallo a proposito di questo incasso».

Il pagamento

Per l’Unione, al contrario, già erogati. «La Tunisia ha richiesto formalmente il pagamento di un sostegno al bilancio di 60 milioni di euro da parte dell’UE il 31 agosto. Su questa base, l’Ue ha effettuato il pagamento il 3 ottobre», il messaggio del commissario Ue al Vicinato Oliver Varhelyi. Il delegato ha poi aggiunto che i suddetti fondi non hanno nulla a che fare con il memorandum firmato dalla premier Giorgia Meloni, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il leader olandese Mark Rutte: «Si tratta di un sostegno al bilancio a partire dal 2021. La Tunisia è libera di annullare la richiesta formale di esborso e di restituire il bonifico».

«Tunisi tratterà con i suoi partner su un piano di parità»

Un botta e risposta che ha portato, tra le altre cose, Saied a ribadire che la Tunisia «tratterà con i suoi partner su un piano di parità in un quadro di rispetto reciproco», si legge nella nota delle presidenza. Intanto, da Granada – all’Epc di ieri – il leader tunisino ha incassato la comprensione da parte della premier Giorgia Meloni: «Abbiamo un buon rapporto», ha detto la presidente del Consiglio nel punto stampa. «Il presidente tunisino ha rifiutato i soldi dell’Ue? Ha detto cose che comprendo perché si rivolge alla sua opinione pubblica. La Tunisia ha un problema che non è diverso dal nostro c’è una immigrazione illegale anche da loro», ha concluso Meloni. L’unico possibilità di trattare con la Tunisia, quindi, – stando alle parole del suo presidente – è «sul piano di parità in un quadro di rispetto reciproco», ha concluso il capo dello Stato secondo quanto si legge in una nota della presidenza.

Detenuti politici tunisini sfidano le autorità

Se in campo internazionale i rapporti sembrano essere tesi, all’interno del Paese la situazione è tutt’altro che stabile. Una ventina di detenuti politici, attivisti, giornalisti – che dalla settimana scorsa sono in sciopero della fame – hanno inviato una lettera tramite il loro avvocato Dalila Ben Mbarek Msaddek. «Non troviamo le parole per esprimere il nostro orgoglio, la nostra gratitudine e il nostro amore per la vostra unità e la vostra condanna di questa pagliacciata giudiziaria e politica che ha portato via tutte le conquiste della rivoluzione e tutto ciò che le generazioni successive hanno costruito per costruire una Tunisia moderna», si legge. E poi ancora: «Questo Paese oggi è dislocato… questo paese governato dal manganello della polizia e dall’intimidazione della giustizia. Non ci restano che i nostri corpi per difendere il nostro diritto alla piena cittadinanza, il nostro diritto a contribuire alla cosa pubblica, il nostro diritto alla lotta pacifica e civile per costruire una Tunisia libera, giusta e democratica».

«La lotta contro il governo, la tirannia, la detenzione arbitraria»

La lotta dei detenuti oggi è «la lotta a stomaco vuoto contro l’ingiustizia, contro la tirannia, contro la detenzione arbitraria, contro lo stato di eccezione, contro il governo autoritario, contro un sistema giudiziario sottomesso e contro l’accettazione dello status quo. Combatteremo questa battaglia con onore, proprio come abbiamo combattuto molte battaglie precedenti. La lotta politica non ci è estranea, siamo cresciuti con essa e continueremo, finché i nostri cuori batteranno e la vita scorrerà nelle nostre vene. Grazie a tutti gli attivisti, a tutti i partiti politici e alle organizzazioni. Per il vostro sostegno e per la vostra solidarietà. Vi promettiamo una vittoria certa, perché la patria è nostra, i principi sono radicati in noi e la nostra fiducia in un futuro migliore non vacilla, non importa quanto dura sia la repressione. Viva la Tunisia e gloria ai martiri», conclude la lettera.

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