«Non fu suicidio»: la battaglia della famiglia di Ivan Ciullo, dj di Acquarica del Capo trovato impiccato ad un albero di ulivo
All’alba del 22 giugno 2015, il dj 34enne Ivan Ciullo (noto con il nome d’arte “Navi”) venne trovato impiccato ad un albero di ulivo. Ma, sostiene la sua famiglia, non si trattò di un suicidio, bensì di un omicidio. Commesso da qualcuno che poi avrebbe inscenato l’impiccagione. Questa è la tesi messa nera su bianco, citata da Repubblica Bari: «Il nodo attorno al collo del giovane non risulta serrato e il cavo non è in tensione, quindi non avrebbe potuto esercitare alcuna forza e provocare il conseguente soffocamento. Dunque l’ecchimosi a forma di x rinvenuta dietro al collo del dj non sarebbe dovuta né ad una fase iniziale né ad una intermedia di restringimento del nodo del cavo attorno al collo, ma ad altra causa indotta».
La ricostruzione dell’evento, così come elaborata dal consulente, è confluita in una relazione che è stata depositata in Procura. Le conclusioni derivano da una simulazione eseguita usando un manichino dello stesso peso e della stessa altezza di Ivan.
Le indagini
Il reato di istigazione al suicidio è stato di recente riqualificato in omicidio. Lo ha disposto la pm Donatina Buffelli, dopo che due pm differenti avevano firmato richieste di archiviazione. Adesso è stata richiesta anche una nuova perizia sul cellulare del 34enne, oltre al recupero dei dati estrapolati dai telefoni del primo indagato e del dj nel corso delle prime perizie. Le informazioni erano contenute in un hard disk che sarebbe poi risultato danneggiato. La battaglia della famiglia Ciullo, e in particolare dei genitori di Ivan (Rita Bortone e Sergio Martella), non si ferma. E alcuni nomi sono già iscritti nel registro degli indagati. Il primo è quello di un uomo di 72 anni con il quale il dj di Acquarica del Capo aveva avuto una tormentata relazione sentimentale. Il secondo è quello di un 50enne di Presicce-Acquarica con il quale il dj collaborava.
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