Il momento in cui il commando di Hamas atterra con deltaplani sul rave per la festa di Sukkot – Il video
Si intravedono, in cielo, mentre la folla balla indisturbata nelle prime luci del mattino. Nessuno ha pensato di esser in pericolo al rave in occasione della festa di Sukkot, vicino al kibbutz di Re’im: uno dei luoghi attaccati dai miliziani di Hamas ieri all’alba. Né Shani Louk, tatuatrice di 30 anni, cittadina tedesca, rapita mentre ballava nel deserto, né i migliaia di giovani presenti. Alcuni di loro hanno perso la vita. Il video, che circola sui social da ore, è stato ripreso dai media internazionali tra cui il Telegraph. Purtroppo il deltaplano, specialmente in occasioni di feste con location desertiche come quella in Israele, è molto comune e usato anche di partecipanti ai festival.
Una testimone alla BBC: «Mi sono nascosta tra gli alberi, hanno sparato per ore»
«Erano dappertutto, con armi automatiche. Erano in piedi accanto alle auto e cominciavano a sparare e mi sono accorta che era facilissimo restare uccisi, perché tutti stavano scappando in tutte le direzioni. I terroristi arrivavano da cinque direzioni e quindi non sapevamo se scappare per di qui o per di là, quindi siamo saliti in macchina e abbiamo guidato per un po’. Qualcuno sparava verso di me, quindi sono scesa e mi sono messa a correre. Ho visto un terreno con degli alberi di pomelo e sono andata lì, a nascondersi dietro uno degli alberi». Questo il racconto alla Bbc di Gili Yoskovich, una ragazza israeliana presente alla festa di Sukkot, vicino al kibbutz di Re’im. La giovane è rimasta in silenzio per ore. «Stavo in mezzo a un frutteto ed ero sdraiata a terra. Erano tutti intorno. Andavano di albero in albero, sparando, dappertutto, da due lati. Ho visto persone venire uccise tutt’intorno. Ma ero silenziosissima. Non piangevo. Non facevo nulla. Ma respiravo. ‘Ok‘, mi sono detta, ‘forse morirò. Ok, respira soltanto, chiudi gli occhi‘, perché sentivo spari da tutte le parti, anche molto vicino. Poi ho sentito che i terroristi aprivano un furgoncino e tiravano fuori altre armi. Sono stati lì per tre ore». «Ero sicura che sarebbe arrivato l’esercito, sentivo degli elicotteri. Ero sicura – prosegue Gili Yaskovich – che i soldati si sarebbero calati dagli elicotteri con le corde sul quel terreno. Ma lì non c’era nessuno. C’erano solo i terroristi. Sentivo parlare arabo». «La cosa più assurda è che sono rimasta così per così tanto tempo e che non c’era nessuno. Niente soldati, niente polizia, nes-su-no! Pensavo ai miei bambini, al mio amico e a tutto, e mi dicevo che non era il momento giusto per morire. Non ancora. Poi… ho iniziato a sentire qualcuno che parlava in ebraico. Si parlava ebraico da un lato e in arabo da altri tre… ho capito che c’erano dei soldati». Quando ha potuto, Yaskovich è uscita dal suo nascondiglio con le mani alzate, andando in direzione dei soldati, che l’hanno caricata su un’auto e portata in salvo.
Si cerca un cittadino inglese. La madre: «Lavorava al festival»
L’ambasciata israeliana nel Regno Unito ha confermato che un cittadino britannico, Jake Marlowe, è scomparso in Israele in seguito all’attacco. Non è chiaro se sia stato preso in ostaggio. Secondo la madre, citata dalla BBC, Marlowe stava lavorando come addetto alla sicurezza alla festa all’aperto nel Kibbutz Re’im, vicino al confine con Gaza. In una risposta via e-mail alle domande sull’uomo, un portavoce dell’ambasciata ha detto alla BBC che il giovane è «scomparso, non sappiamo se sia stato preso in ostaggio in questo momento».
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