Lecce-Sassuolo, l’assistente Di Monte a cui l’arbitro non ha stretto la mano smonta le accuse di sessismo: «Vicenda strumentalizzata»
«Mi dispiace che sia stato definito un caso un semplice gesto di fraintendimento». È Francesca Di Monte, l’assistente alla quale l’arbitro Juan Luca Sacchi non ha stretto la mano, a raccontare all’Ansa la sua versione della vicenda, avvenuta il 6 ottobre prima dell’inizio del match Lecce-Sassuolo. «Ho letto parole grosse verso un collega che non ha avuto nessuna mancanza di rispetto e verso un gesto istintivo che invece è stato definito sessista». Il suo racconto coincide con quello dell’arbitro Sacchi che, dopo lo scoppio della polemica, aveva dichiarato: «Con lei ho un rapporto splendido, a fine gara abbiamo riso insieme dell’episodio». Anche Katia Senesi, componente del Comitato nazionale dell’Aia, prende le difese del direttore di gara: «È stato montato un caso dal nulla. Le associate sono considerate al pari degli uomini perché si impegnano tanto ancor prima che essere donne da proteggere. Questa gogna – conclude Senesi – rischia di alimentare rancori o rivendicazioni, mentre noi cerchiamo di farci conoscere per quello che siamo e facciamo ogni giorno».
La spiegazione di Di Monte
L’assistente di gara scende nel dettaglio di quei momenti per smontare ogni accusa di sessismo che, nel racconto che è partito dai social, la vedrebbe nei panni della vittima: «Nel pre gara, ancora nel tunnel, l’arbitro saluta i capitani mentre noi abbiamo un nostro momento di saluto in campo prima del fischio d’inizio. Il mio volto appare stupito e imbarazzato semplicemente perché sono stata colta di sorpresa e mi dispiace che venga strumentalizzato un breve video per toccare temi molto pesanti che invece richiedono una forma di rispetto e delicatezza diverse. Il tema della mancanza di rispetto e della violenza verso una donna mi sta molto a cuore ma non è questa la situazione». Narrazione affine a quella fatta da Sacchi: «E incredibile come sia nato un caso da questo episodio. Né io e né lei ci saremmo immaginati queste reazioni. Ovviamente, non ho visto che Francesca mi stava dando la mano. Avevo appena salutato il capitano del Sassuolo e mi sono girato per fare altrettanto con quello del Lecce. Con gli assistenti e il quarto uomo ci eravamo già salutati e poi ci siamo stretti la mano dopo il sorteggio, come certificano le immagini. Negare il saluto a un collega, che sia uomo o donna, è un gesto che assolutamente non mi appartiene – ha concluso l’arbitro di Macerata – e sono molto dispiaciuto che si insinui il contrario. Sappiamo benissimo che sono tantissime le persone che ci guardano e che siamo sempre sotto esame, ma insinuare che in un contesto del genere mi sarei permesso di fare un gesto così odioso come negare il saluto a una collega, mi offende e lede la mia reputazione di uomo e di arbitro».
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