Perché il nome del leghista Alessandro Piana è finito nell’inchiesta su escort e cocaina a Genova
Per la Lega la comparsa nome del vicepresidente della giunta regionale ligure Alessandro Piana nell’inchiesta sui festini a luci rosse di Genova è una gogna mediatica. Piana non è indagato. Mentre il presidente Giovanni Toti se l’è presa con i magistrati: «Dovrebbero proteggere i cittadini, non esporli a situazioni come queste». L’edizione genovese di Repubblica spiega oggi perché il nome di Alessandro Piana è finito nell’inchiesta che ha portato in carcere Alessandro Cristilli e Christian Rosolani. L’architetto e l’imprenditore sono finiti in galera il 9 ottobre scorso per detenzione di cocaina ai fini di spaccio. Cristilli è accusato anche di favoreggiamento della prostituzione. Con loro ci sono due escort e un piccolo spacciatore che aveva già ricevuto un divieto di dimora nel capoluogo ligure.
L’indagine
I nomi di Piana e di un notaio ligure sono legati a un festino in particolare, che risale al primo marzo 2022. Secondo gli investigatori, coordinati dal pm Arianna Ciavattini, Cristilli e Rosolani avrebbero organizzato le serate esclusive nelle loro case a Quarto e ad Apparizione a base di droga. Agli incontri avrebbero partecipato professionisti e manager della Genova bene. Ma mentre dai tabulati sono emersi contatti telefonici tra il notaio e Cristilli, non sono emersi contatti con Piana. Anche se, scrive il gip nell’ordinanza, «non può escludersi che abbiano fatto ricorso ad altri modi di comunicazione che non compaiono sui tabulati telefonici (come i contatti e le conversazioni via WhatsApp)». L’indagine è una costola dell’inchiesta che nel 2021 aveva scoperto il giro di prostituzione nel palazzo storico di via Serra, nel centro città di proprietà di una nobildonna genovese.
Le Cristilline
Rosolani, 53 anni, era già stato arrestato nel 2021 su ordine del sostituto procuratore Federico Manotti per una tentata estorsione per cui è stato condannato a un anno e sei mesi. Mentre nel 2014 era finito in carcere per un’altra storia di droga tra Liguria e Piemonte. Cristilli, si legge nell’ordinanza, parla con un amico e, intercettato, spiega di «aver organizzato un “sistema pazzesco” per le serate con le prostitute. Che l’indagato chiama, storpiando il proprio nome, “Cristilline”. L’amico gli suggerisce che avrebbe dovuto procurarle al presidente Berlusconi». Sempre Cristilli parla proprio del vicepresidente della giunta ligure con la sua compagna e dice che ha partecipato a qualche serata. Una delle escort coinvolte, Jessika Nicolic, dice che le sembra di averlo riconosciuto in foto. Ma agli investigatori dice che le ha detto che è un autista di autobus.
Il capo d’imputazione
Nel capo di imputazione dell’architetto, scrive ancora il quotidiano, si legge che Cristilli favoriva l’attività di due escort pagandole 400 euro per i loro servizi. In favore di Piana e del notaio Piero Biglia di Saronno (anche lui non indagato). Piana ha respinto la ricostruzione: «Ho ricostruito la giornata del primo marzo e posso dire con certezza che non sono mai stato nei posti in cui mi identificano alcuni testimoni. Ho svolto una giornata di lavoro complicata, alla sera sono arrivato a casa alle 21 (abita in provincia di Imperia, ndr) come abbiamo ricostruito anche con gli autisti, e ho fatto una videocall per Vinitaly». Come era già stato annunciato, lo stesso legale ieri si è presentato in Procura per chiedere che Piana possa essere sentito come testimone. Al momento il vicepresidente non esclude nulla: né di essere vittima di un clamoroso errore giudiziario, né che il suo nome si stato tirato in ballo per infangarlo.
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