Vendeva immobili all’insaputa dei proprietari in centro a Milano, in carcere un custode 60enne: «Si fidavano tutti di lui»
Tentava di vendere, all’insaputa dei proprietari, due immobili all’interno dello stabile dove lavorava. Così un custode di 60 anni di un palazzo nella zona Porta Venezia a Milano è finito in carcere per truffa. Ai potenziali acquirenti diceva di essere stato delegato dai proprietari dell’appartamento per la compravendita, esibendo una falsa «perizia giurata» che li convinceva a sborsare 10mila euro di anticipo. Nello specifico, il custode fingeva di vendere un box e un appartamento – a un prezzo più basso del valore di mercato – di un importante amministratore delegato di un gruppo di moda. Dalle prime ricostruzioni degli inquirenti, sarebbero 14 le persone le vittime della truffa. Già residenti nel palazzo e in ottimi rapporti con il 60enne. «Negli anni l’uomo si era guadagnato la fiducia e la stima di tutta», scrive il Gip Guido Salvini nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Lo stesso proprietario dell’appartamento gli aveva infatti lasciato una copia delle chiavi nel caso di emergenza. Chiavi che venivano, invece, utilizzate dal 60enne per mostrare l’abitazione ai potenziali acquirenti. Una tecnica utilizzata anche per il box di proprietà di una donna residente all’estero. Le indagini sono iniziate con la querela, presentata da entrambi i proprietari dei locali, venuti a conoscenza della truffa. In poco tempo, poi, erano arrivate anche le denunce da parte delle vittime della truffa.
La truffa dal 2021
Le truffe sono iniziate tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, andando avanti fino al febbraio del 2023. A inizio anno, infatti, il custode è stato allontano dal condominio. Più di un anno di imbrogli, dunque, resi possibili – stando alle parole del gip – «dall’aura di onestà ed affidabilità che lo circondava, che ha di fatto consentito che così tanti fossero i truffati e che tanti potessero credere nelle sue bugie, in parte anche oltre la ragionevolezza». In alcuni casi, infatti, «i prezzi indicati erano così fuori mercato da essere poco credibili per una persona di media esperienza, ma che solo la fiducia riposta nel “mediatore” poteva indurre a pensare che non si trattasse di una truffa». Con l’unica persona tra le vittime che non era residente nel palazzo, il custode si era finto inoltre un affermato avvocato molto facoltoso. Sapendo che l’uomo preso di mira frequentava spesso un negozio di lusso in via della Spiga, il 60enne ci andava a sua volta e «spendeva considerevoli somme di denaro per l’acquisto di capi di abbigliamento, offrendo cene e aperitivi alle commesse».
«Si è costruito un’altra personalità»
Per il giudice per le indagini preliminare Salvini, che ha disposto la misura cautelare in carcere in quanto sussiste il pericolo di fuga, «la dedizione dell’indagato ad attività di truffa è giunta sino a costruirsi un’altra personalità». Il giudice sottolinea, inoltre, come fossero «varie, immediate e ben studiate le accortezze usate per temporeggiare allorquando i condomini presunti acquirenti sollecitavano, dopo la dazione delle somme a titolo di caparra o di contratto preliminare, la stipulazione del rogito o quando accadevano episodi che facevano sorgere negli stessi qualche sospetto». L’affidabilità, i documenti (falsi) presentati al momento dell’atto, la possibilità di visionare gli immobili, sono tutti elementi che «hanno avuto – conclude il gip – l’effetto di abbassare notevolmente le capacità di difesa da parte delle vittime».
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