Il giro d’Italia di Abdesalem Lassoued prima dell’attentato a Bruxelles: «Parla di jihad, è pericoloso»
Abdesalem Lassoued, autore dell’attentato di Bruxelles, sbarca a Porto Empedocle dalla Tunisia il primo novembre 2011. All’epoca è già un islamista radicalizzato ed era evaso dal carcere. Dieci giorni dopo prende un aereo per la Norvegia, ma al suo arrivo viene rimandato in Italia. Nel 2014 parte per la Svezia e anche lì viene espulso. Torna a Torino, dove fa richiesta d’asilo, e poi va a Bologna. Fino al 2016 resta in Italia e viene segnalato come radicalizzato. Nell’ottobre di quell’anno arriva il suo decreto di espulsione: finisce nel Cie di Caltanissetta. Presenta ricorso e i giudici ordinano la sua liberazione. A quel punto fa perdere le sue tracce. Probabilmente a dicembre scappa in Belgio, dove aveva diversi contatti. E sette anni dopo uccide due cittadini svedesi con un kalashnikov e muore in un conflitto a fuoco con la polizia.
La storia
Undici anni fa Abdesalem Lassoued venne identificato anche a Terni durante un normale controllo di polizia. Mentre l’uomo ritratto in Piazza della Vittoria a Genova non è lui ma un cittadino di origini tunisine nato a Sfax nel 1984. In Tunisia Lassoued finisce in carcere per furto. Con le rivolte di piazza della Primavera Araba riesce a scappare. Sale su un barcone e arriva in Italia. A Oslo va perché lì ha amici. Ma commette alcuni piccoli reati e con la mancanza di documenti finisce espulso. Come prevede il trattato di Dublino, rientra in Italia. Quando va in Svezia vive come un homeless e si radicalizza. Quando arriva a Bologna su di lui arriva una segnalazione alla Digos: «Quel ragazzo parla di Jihad. Dice che vuole andare a combattere. Per noi è pericoloso». La polizia apre un fascicolo e nel 2016 si arriva all’espulsione. Poi l’appello e la fuga in Belgio. Fino alla ricomparsa a Schaerbeck.
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