Il governo ha promesso all’Ue qualche tassa in più. Ma sull’aumento dei valori catastali finge di non sentire
Arriverà fra circa un mese – dopo il 20 novembre – il giudizio della Commissione europea sulla manovra di bilancio italiana per il 2024. E riguarderà ovviamente tutti gli altri paesi appartenenti all’area dell’euro che hanno inviato i loro documenti di bilancio più o meno in contemporanea con il governo di Roma. Al momento mancano ancora le manovre di Croazia e Lettonia, e poi i tecnici di Bruxelles si metteranno al lavoro per scrivere le loro osservazioni.
C’è qualche slogan per tutti
L’Italia come gli altri paesi nel documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato alla commissione europea è partita dalle raccomandazioni già ricevute dopo la presentazione del Def nella scorsa primavera. E come tutti gli altri magnifica le realizzazioni in corso dei precetti ricevuti, sottolineando anche i passaggi della prossima manovra che li contengono. In gran parte si tratta di slogan roboanti sulle stesse bandierine che erano contenute nelle linee guida per gli investimenti del Pnrr: prima di tutte transizione digitale e transizione ecologica, e poi riforme di fisco e mercato del lavoro. Più o meno tutti i paesi che hanno inviato i loro bilanci 2024 hanno magnificato i loro progressi in quei settori.
La Ue voleva l’Imu più alta
C’è una sola raccomandazione della Commissione che però è restata lettera morta nel documento di bilancio italiano: quella sui valori catastali che aveva cercato di riformare il governo precedente di Mario Draghi fra mille polemiche. Nello specchio finale sulle azioni intraprese dal governo italiano per dare risposta alle raccomandazioni ricevute l’invito della Commissione europea è effettivamente citato. Si trattava della prima raccomandazione all’Italia, che era quella di «ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale mediante l’adozione e la corretta attuazione della legge delega di riforma fiscale, preservando nel contempo la progressività del sistema fiscale e migliorando l’equità, in particolare mediante la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, comprese l’IVA e le sovvenzioni dannose per l’ambiente, e la riduzione della complessità del codice tributario; allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti…».
Ma l’Italia fa orecchie da mercante
Giorgetti risponde su tutto alla Commissione, utilizzando i contenuti della legge delega fiscale e spiegando: «La riforma, i cui principi saranno in linea con quelli della tassazione internazionale e delle raccomandazioni dell’OCSE, mira inoltre, a favorire una maggiore attrattività del sistema produttivo italiano per gli investitori nazionali ed esteri. Per stimolare l’offerta di lavoro, si prevede la riduzione dell’imposizione sui redditi delle società e degli enti (IRES), per le imprese che impiegano in investimenti, nuove assunzioni o schemi stabili di partecipazione dei dipendenti agli utili una somma corrispondente, in tutto o in parte, al reddito entro i due periodi d’imposta successivi alla sua produzione». Sul catasto però nemmeno un cenno, e si capisce perché: il centrodestra era insorto sul punto all’epoca di Draghi e non ha alcuna intenzione di allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti, gonfiando di conseguenza le entrate Imu.
Ritocco in su per qualche aliquota Iva
Dunque sul catasto nulla, ma sul fisco non ci saranno solo sconti. Il governo dichiara di volere usare quella leva anche per avere qualche entrata, non specificando più di tanto i dettagli che però dovranno essere contenuti nel testo della legge di bilancio non ancora trasmesso alle Camere. Ci sarà un intervento di riduzione dei crediti di imposta sia nel perimetro superbonus che- come emerso negli ultimi giorni, in quello del tax credit per il cinema. Ma anche l’Iva sarà ritoccata verso l’alto su alcuni beni, come scrive lo stesso Giorgetti alla Ue citando «incrementi di aliquote su taluni prodotti nonché misure di contrasto all’evasione fiscale».
La transizione ecologica
Per la transizione ecologica verrà usato pure il fisco, sostenendo con sconti «la produzione di energia elettrica da risorse rinnovabili» e annunciando un pacchetto in cui saranno contenuti «crediti d’imposta, contributi a fondo perduto, prestiti agevolati e strumenti analoghi ai contratti di sviluppo per incentivare gli investimenti delle imprese nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nella realizzazione di impianti di autoproduzione e per migliorare le prestazioni e la sostenibilità nei settori agroalimentare e zootecnico. Sono previsti, inoltre riforme e investimenti per accrescere le competenze green dei lavoratori del settore privato, ma anche della PA. Alcuni degli interventi proposti vanno a rafforzare le misure sullo sviluppo di idrogeno nelle aree dimesse e la ricerca e sviluppo sull’idrogeno già avviate nell’ambito del PNRR».
La transizione digitale
Sulla transizione digitale secondo Giorgetti «l’Italia sta avanzando a un ritmo notevole (…) Sono stati completati i quattro data center, che costituiscono il nucleo di una nuova infrastruttura cloud, denominata “Polo Strategico Nazionale” (PSN), dedicata a ospitare i sistemi informativi e i dati di tutte le pubbliche amministrazioni. A completamento di tali misure, sono stati rafforzati i sistemi di Cybersecurity della PA locale e della PA centrale, mediante la definizione dell’architettura dell’ecosistema di cybersecurity nazionale. Grazie al completamento della nuova Piattaforma Digitale Nazionale Dati, sarà così garantita l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi dati delle pubbliche amministrazioni».
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