Il grido dell’Onu su Gaza: «Cessate il fuoco subito, i bambini muoiono a un ritmo allarmante». Egitto e Qatar mediano sugli ostaggi: «I civili trattenuti da Hamas saranno rilasciati presto»
«La situazione umanitaria di Gaza era disperata prima delle ultime ostilità. Ora è catastrofica. Il mondo deve fare di più». L’allarme arriva congiunto da cinque agenzie Onu, Undp, Unfpa, Unicef, Wfp and Oms. «Decine di migliaia di persone sono sfollate e non possono cucinare o acquistare cibo in sicurezza», scrivono le agenzie chiedendo un cessate il fuoco umanitario immediato. «Gli ospedali sono sovraccarichi di vittime. I civili hanno sempre più difficoltà ad accedere alle forniture alimentari essenziali e i bambini muoiono a un ritmo allarmante». Intanto in Israele non si arrestano i «preparativi per la prossima fase della guerra» che secondo i piani di Tel Aviv dovrebbe comprendere anche «l’operazione di terra» nella striscia di Gaza. Stando alle informazioni rilasciate finora da Israele si tratterà di un attacco massiccio. «Sono stati approvati piani per espandere le attività operazionali», ha reso noto il portavoce militare del Paese ebraico aggiungendo che «le truppe, sia quelle in servizio sia i riservisti, sono schierati sul campo e si stanno addestrando in accordo con i piani operativi approvati». Il potenziale attacco è strettamente legato alla sorte degli ostaggi, ha fatto sapere Hamas. Il gruppo islamico, infatti, non ha intenzione di liberare i civili trattenuti finché Tel Aviv non cesserà i bombardamenti su Gaza. «Fino a quando sarà in corso l’aggressione nemica di questo non trattiamo». ha reso noto all’Ansa Osama Hamden, rappresentate di Hamas a Beirut, minacciando Israele: «La resistenza è pronta a ogni scenario. Quello che hanno subìto il 7 ottobre non sarà nulla a confronto a quello che subiranno».
La mediazione di Egitto e Qatar: «Vogliamo chiudere il dossier ostaggi»
Ciò non toglie che sulla situazione dei civili siano stati compiuti dei passi avanti, quantomeno potenziali. Ci sarebbero, infatti, dei «contatti in corso» per la liberazione degli ostaggi civili attualmente nelle mani di Hamas grazie ai Paesi arabi mediatori, ovvero «Egitto e Qatar», ha fatto sapere Hamdan. «Vogliamo chiudere il dossier degli ostaggi civili appena possibile. Lavoriamo con tutti i mediatori per chiudere il dossier dei civili appena le condizioni di sicurezza saranno opportune», ha ribadito Hamdan, che non ha alcun dubbio su di chi sia la colpa della situazione che si è venuta a creare. «Israele è responsabile dell’incolumità degli ostaggi nella Striscia di Gaza». E ancora: «Riteniamo l’occupazione (israeliana) responsabile dell’incolumità dei civili alla luce dell’incessante bombardamento fascista sulla Striscia di Gaza», ha detto Hamdan. Un alto funzionario del Qatar, Majed Al-Ansari, consigliere del ministero degli esteri, ha detto, citato dai media israeliani, di essere ottimista sul fatto che tutti gli ostaggi civili trattenuti da Hamas saranno rilasciati presto, spiegando che il rilascio dei due ostaggi americani di ieri non è stato che il primo passo. «La liberazione ha avuto luogo in un quadro che conferma la positiva intenzione di rilasciare gli ostaggi».
Gli aiuti al valico di Rafah
Intanto, intorno alle 16 ora italiana il valico di Rafah è stato chiuso dopo aver consentito il trasbordo delle merci in entrata a Gaza, trasferite da 20 camion egiziani a doppio container a 30 camion già presenti nel lato palestinese del valico. Come previsto, quindi, non è stato consentito il passaggio di persone. Gli aiuti vengono adesso smistati fra quelli che saranno diretti all’Unrwa (l’ente dell’Onu per i rifugiati) e quelli destinati alla Mezzaluna Rossa palestinese. Ma il capo dell’ufficio comunicazioni di Hamas, Salama Maruf, in un comunicato citato dai media avverte: «Questo convoglio limitato non sarà in grado di cambiare il disastro umanitario che sta vivendo la Striscia di Gaza». Secondo Maruf, «è importante stabilire un corridoio sicuro che funzioni 24 ore su 24 per soddisfare i bisogni umanitari e i servizi essenziali che non ci sono più. E per consentire ai feriti di partire per ricevere cure».
Watch the moment the first Red Crescent trucks carrying humanitarian aid enter the besieged Gaza Strip from Egypt through the Rafah crossing.
— Al Jazeera English (@AJEnglish) October 21, 2023
Al Jazeera’s @baysontheroad says it’s understood the 20 trucks only have medicine and food, not water or fuel ⤵️ pic.twitter.com/m5D63QSxq3
Dopo aver ricevuto un alert israeliano, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha ritenuto che molte delle sue scuole dove i palestinesi si sono rifugiati nella città di Gaza non siano più a considerarsi sicure. «Abbiamo fatto quello che potevamo per protestare e respingere questa decisione, ma la conclusione è che d’ora in poi le nostre infrastrutture non saranno più sicure», ha scritto l’agenzia in un comunicato stampa, invocato un’evacuazione «immediata». Questo mentre la Mezzaluna Rossa palestinese ha denunciato una minaccia «da parte delle autorità di occupazione (Israele, ndr) di colpire l’ospedale Al-Quds» a Gaza. Intanto il valico di Rafah ha aperto alle 10. Stanno passando i primi convogli umanitari.
L’ambasciata
Una struttura dove si trovato oltre «400 pazienti» ricoverati, scrivono in una nota, e dove hanno trovato rifugio «oltre 12mila civili sfollati, oltre al personale medico». Mentre si invocano aiuti immediati e urgenti da parte della comunità internazionale, l’Ambasciata Usa in Israele aveva annunciato che «il valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto aprirà oggi sabato 21 ottobre alle 10.00 ora locale (le 9.00 in Italia)». La sede diplomatica lo scrive in una nota, in cui avverte anche che «molte persone cercheranno di attraversare il confine, e i cittadini Usa che vorranno entrare in Egitto devono aspettarsi una situazione di caos e disordine da entrambi i lati».
«Oltre 7 mila razzi lanciati da Hamas»
L’esercito israeliano, nel frattempo, ha reso noto che i razzi lanciati da Gaza contro Israele nell’attacco di Hamas dello scorso ottobre sono stati quasi 7mila. Circa 450 di questi, secondo l’esercito, sono ricaduti all’interno della Striscia. L’esercito sostiene anche che, in due settimane di distanza dall’attacco, sono stati oltre mille «i terroristi neutralizzati, molti di loro dopo essersi infiltrati in Israele». «Decine – ha aggiunto – i capi terroristi di Hamas eliminati». Le perdite proseguono su entrambi i fronti: un sergente maggiore riservista dell’esercito israeliano, Omer Balva, della brigata Alexandroni è stato ucciso ieri da un missile anticarro vicino a Margaliot nel nord di Israele lungo il confine con il Libano. Altri tre riservisti sono rimasti feriti. Lo riferiscono i media israeliani.
(foto copertina ANSA/EPA/HAITHAM IMAD)