Disabilità, quanto discriminiamo con gesti e parole? Il tutorial delle persone con sordocecità per praticare l’uguaglianza – Il video
Ci avviciniamo a “loro” con l’imbarazzo di chi sa di essere dalla parte del mondo più fortunata. Quasi più giusta, normale. Restiamo lì, dentro pensieri e comportamenti, a volte inconsci, che ci legittimano a pensare che in fondo esiste per forza un “noi”. Noi, quelli con tutti i sensi a posto. Noi, quelli capaci di risolversi i problemi anche da soli. Il simbolo di due modi di esistere paralleli, che per quanto ci si sforzi a unirli non si incontreranno mai davvero. È in questo modo che il gioco della diversità senza valore è fatto: si sta davanti a qualcuno con disabilità e si decide di parlare ai suoi occhi che non vedono, alla sua capacità cognitiva compromessa, alle sue orecchie che fanno fatica a capirci. Da lì ci districhiamo tra azioni accennate, parole che tentennano, gesti e dialoghi che non richiederebbero altro che spontaneità e che invece, senza volerlo, oppure sì, diventano lo strumento di costante e latente discriminazione. In questa “Guida pratica al rispetto” realizzata da Open insieme a Lega del Filo D’Oro, persone con sordocecità ci prendono per mano in un viaggio tra le frasi, gesti e comportamenti a cui è tempo di fare attenzione. Pazienza e sana ironia sono gli ingredienti di un manuale d’amore che hanno deciso di diffondere. Senza giudizio, senza accuse, ma con l’urgenza di chi conosce l’importanza di restare umani. Insieme a loro operatori territoriali, psicologi e genitori, spettatori e protagonisti allo stesso tempo di un mondo che ferisce ed esclude.
In Tutti i Sensi, il no agli stereotipi e ai tabù continua
La disabilità come “dono”, le persone come esseri “speciali”, i “poverini” sussurrati nella convinzione che non ci ascoltino. Un linguaggio quotidiano e spesso distratto che scava un solco sempre più profondo di distanza e indifferenza. “So che spesso sei in buona fede, ma fai attenzione”, spiega Lucia, giovane donna con sordocecità. Da bibliotecaria della sua scuola lavora tutti i giorni tra scaffali e libri, su di lei spesso i pregiudizi di chi non la ritiene in grado di rispondere a richieste e dubbi. “La bibliotecaria sono io ma invece di rivolgersi a me parlano con la mia assistente”. Anche Francesco lo sa bene quando bussano alla porta della casa in cui vive da solo e la prima domanda che gli fanno è “posso parlare con qualcuno?”. “Spesso decidi di non arrabbiarti, di sorvolare, per non essere sempre in lotta con un mondo distratto e superficiale, ma non vuol dire che tutto questo non faccia male”, spiega, prima di regalare indicazioni preziose nel tutorial in cui ha deciso di prendere parte. Una lezione su cui prendere appunti e che ancora una volta la serie In Tutti i Sensi ha deciso di promuovere con lo stesso obiettivo di sempre, abbattere stereotipi e distanze. Dopo un viaggio nei diritti, (dall’istruzione al lavoro, dall’informazione allo sport), il racconto continua con un nuovo ciclo di episodi tra volti, storie e tabù da rompere.
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