Elezioni in Argentina, chiuse le urne: tra i favoriti c’è l’ultraliberista Milei
Sono 35 milioni i cittadini chiamati al voto, in Argentina, per eleggere il presidente della Repubblica, che resterà in carica fino a dicembre 2027. I seggi si sono chiusi alle 23, ora italiana. Il dato sull’affluenza si attesta intorno al 75%. Per conquistare la Casa Rosada, occorre ottenere il 45% delle preferenze, oppure almeno il 40% ma con uno scarto di 10 punti percentuali sul secondo arrivato. L’ultraliberista Javier Milei di La libertad avanza, Lla, si è detto sicuro di poter vincere al primo turno. Se così non sarà, bisognerà riaprire le urne per il ballottaggio, che si terrebbe il prossimo 19 novembre. A incalzare Milei, secondo i sondaggi della vigilia, ci sono il peronista Sergio Massa di Union por la patria, Uxp, e la conservatrice Patricia Bullrich di Juntos por el cambio, Jxc. Il voto, oltre alla presidenza, servirà a rinovare in parte anche il Congresso nazionale, con 130 deputati e 24 senatori da eleggere in rappresentanza di otto province.
Le intenzioni di Milei
Da estraneo alla politica argentina, Milei ha raggiunto la fama internazionale per le sue forti dichiarazioni «contro la casta» e per i comizi in cui agitava in mano una motosega elettrica, a simboleggiare la volontà di «tagliare la spesa pubblica». L’uomo, molto vicino all’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, ha promesso di far sparire «tutta la casta politica ladrona e inutile», di «chiudere la banca centrale argentina» e fare affidamento sul dollaro americano. Il suo «progetto liberale con proiezione nazionale» prevede la privatizzazione di ospedali, scuole e trasporti, oltre all’accantonamento delle politiche ambientali, visto che considera i cambiamenti climatici «una farsa della sinistra». La sera del 22 ottobre, seguono lo spoglio delle schede con Milei diversi esponenti della destra spagnola di Vox ed Eduardo Bolsonaro, uno dei figli dell’ex presidente Bolsonaro. Quest’ultimo, arrivando al comitato elettorale allestito all’hotel Shereaton Libertador di Buenos Aires, ha dichiarato: «Faccia quello che faccia la sinistra, l’avanzata di Milei in Argentina non si può fermare. È una speranza di libertà per tutta l’America Latina, principalmente in materia di economia e sicurezza».
Allarme bomba alla Casa Rosada
Mentre è iniziato lo spoglio delle schede, alla Casa Rosada, nella capitale Buenos Aires, sono al lavoro gli artificieri: tramite il 911 è arrivato alla polizia un allarme bomba. Nessun rischio, comunque, per il presidente uscente Alberto Fernandez che, scrive l’Ansa, non si trova nella sede presidenziale.