Giorgia Meloni denuncia Gian Marco Saolini, il re delle bufale: si era spacciato per il suo nuovo fidanzato
Gian Marco Saolini andrà a processo con l’accusa di aver diffamato Giorgia Meloni. Una decisione arrivata venerdì, alla conclusione delle indagini, mentre l’attenzione era puntata sulla fine della relazione tra la premier e Andrea Giambruno. Il re dei troll, così è noto Saolini per la sua passione nel cercare l’indignazione degli utenti del web, il 15 aprile di quell’anno pubblicò un meme in cui si leggeva: «Lui è Gian Marco Saolini, proprietario della 5G Ms Spa, attuale findazato di Giorgia Meloni. Con il suo appoggio sta installando antenne per il 5G in tutta Italia senza controlli». A corredare le scritte, un autoscatto di Saolini assieme all’allora leader dell’opposizione.
La relazione falsa e la querela
L’intento era chiaro: fare satira e prendere in giro i complottisti e tutti coloro che credono a quello che vedono su internet senza farsi particolari domande. Nel periodo della pandemia erano forti le convinzioni secondo cui i vaccini contro il Covid fossero veicolo del 5G, che in realtà è semplicemente uno standard per le telecomunicazioni. Ma a Saolini viene ora contestato di aver attribuito «falsamente a Meloni una relazione sentimentale e l’appoggio politico per favorirlo nell’installazione di antenne in tutta Italia». Per lo stesso meme, la premier ha querelato Saolini il 14 febbraio del 2023.
L’interrogatorio
A marzo del 2023, Saolini è convocato alla questura di Roma e sottoposto a interrogatorio per circa un’ora. «Ho spiegato che sono 10 anni che facevo satira in quel modo, ovvero fingendomi persone terze o creando direttamente un personaggio, giocando sui fatti di attualità. Devo dire che con quel meme ho diffamato talmente tanto Giorgia Meloni che poi è diventata presidente del Consiglio. Vorrei capire come io abbia leso la sua immagine visti risultati che ha avuto», ha dichiarato Saolini a Roma Today.
La satira
«Non c’era nessun intento diffamatorio – si difende Saolini – come del resto non c’è mai stato neanche quando l’ho fatto nei confronti di Boldrini, Salvini, 5Stelle o PD. Nei giorni precedenti, in un video, facevo l’antennista che di nascosto montava queste antenne, aveva fatto milioni di visualizzazioni. C’era un senso a quel meme. Non l’ho nemmeno fatta “sporca” dandomi nomi di fantasia, bastava digitare su Google il mio nome e ci sarebbe stata ogni risposta. Sono sconvolto anche dal poco filtro giudiziario per casi come questo, ci lamentiamo che la giustizia è ingolfata e poi portiamo avanti querele nei confronti di un palese autore satirico», ha dichiarato a Repubblica. A questo punto, però, la decisione spetta ai giudici.
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