Vestita da tavolino alla cena di gala, parla la 21enne di Verona: «Nessuno sfruttamento: guadagno più di una cameriera»
Ieri, 21 ottobre, ha fatto discutere il ricevimento al Palazzo della Gran Guardia a Verona. E questo a causa di un’opinabile scelta scenografica. Ad accogliere gli ospiti dell’elegante evento organizzato dal Consorzio Zai – ente che punta a favorire lo sviluppo dell’economia scaligera – c’erano infatti non meno di due ragazze che indossavano un costume a forma di tavolino, da cui i presenti potevano prendere un calice di spumante. Episodio che ha presto fatto scattare accuse di sessismo nei confronti degli organizzatori. E che oggi viene ripercorso proprio da una delle protagoniste, ma in una chiave decisamente diversa. «Non mi sono sentita oggettificata, né mercificata e neppure sfruttata. Ho solo espresso la mia arte, in quel contesto. Insomma, ho lavorato normalmente, come faccio sempre. Altrimenti mi sarei rifiutata», ha spiegato in un’intervista a la Repubblica Michelle Pellegrinelli, 21 anni, originaria di Belluno ma residente a Trento. Una delle due donne-tavolino. «Ho guadagnato 150 euro in un’ora, sicuramente molto più di una cameriera. È una cifra elevata per ciò che si fa poi nel concreto. C’è molto lavoro di preparazione ma poi il turno è semplice e poco faticoso», spiega ancora.
«C’era anche un ragazzo, ma nessuno lo ha notato»
E respinge al mittente le accuse di sessismo: «Credo che non ci sia nulla per cui indignarsi, i problemi sulla mercificazione sono altri. Sono consapevole di quello che faccio e non mi sento sfruttata. Non serve che altri si indignino al posto mio». Lei stessa si definisce «femminista», ma aggiunge: «a volte si superano i limiti del politicamente corretto. Non si può più esprimere se stessi, o si urta la sensibilità degli altri. Bisogna sempre stare attenti a come ci si muove e a come si parla. C’era anche un ragazzo in queste performance: era vestito come una sorta di pavone. Di lui non è stato detto niente, perché è uomo. E questa non è discriminazione?». La giovane studia Lingue all’Università di Trento. Ma non è costretta ad accettare qualsiasi lavoro per pagarsi gli studi. E afferma che potrebbe ricapitarle di accettare un lavoro come quello tanto contestato. Polemiche che lei, infatti, non comprende: «Non me l’aspettavo. Non capisco come altri possano interpretare quello che sento io, soprattutto senza avermi prima interpellata. Nessuno mercoledì sera è venuto a chiedermi come mi sentissi».