Il caposquadra degli operai di Brandizzo: «Facevamo sempre così. Non ci hanno mai fermato prima della strage»
Andrea Girardin Gibin è il caposquadra degli operai morti a Brandizzo. Dipendente della Sigifer, che è stata esclusa dai cantieri ferroviari per volontà di Rete Ferroviaria Italiana. Che ha anche licenziato Antonio Massa, il tecnico indagato per la strage. Oggi Gibin parla per la prima volta con la Repubblica. «Sono vivo. Ma non so se sia fortuna o un miracolo. Ero a lavorare con loro. Ero rivolto verso il treno. Ho visto una luce e quando sono saltato fuori dalla ferrovia e mi sono girato, il treno stava ancora passando. Bastava un secondo in più ed ero morto», dice a Elisa Sola. A settembre ha raccontato di essersi salvato perché era andato a prendere un martello. Oggi dice di non riuscire a uscire di casa: «Il dolore è troppo forte. Non passerà mai».
«Andava sempre così»
Gibin dice che il suo avvocato gli ha consigliato di non parlare fino alla fine dell’inchiesta. Mentre il suo psichiatra gli ha vietato di guardare la tv e di leggere i giornali. Prende anche delle medicine. Poi sbotta: «La nostra era una squadra affiatata. E noi che eravamo sui binari facevamo quello che ci dicevano. Il nulla osta, da parte delle ferrovie, non è mai stata una cosa così fiscale. Quando ci davano il via, si cominciava a lavorare. Le carte potevano anche arrivare dopo. Si è sempre fatto così e ora tutti dicono che non si deve. A noi però non lo dicevano». Secondo lui «andava sempre così. Io con Massa (Antonio, il tecnico di Rfi indagato) non mi sono mai sentito in questi giorni. Ma la notte del fatto ha detto: “È colpa mia”». Purtroppo è vero. Noi come semplici operai non abbiamo il controllo della sicurezza nei cantieri. Siamo nelle mani di questi signori. Ci danno l’ok e noi facciamo. Sono loro che ci dicono cosa c’è da fare e quando iniziare. E in questo caso è andata male. Non so cosa lui abbia intuito quella sera».
La dirigente
Dice anche di aver saputo che la dirigente di Rfi Vincenza Repaci aveva detto per tre volte a Massa che i lavori non sarebbero dovuti iniziare. «Non so che cosa gli sia passato per la mente», aggiunge. Conosceva tutti gli operai morti: «Lavoravamo insieme da tempo. Michael Zanera abitava qui, a Borgo Vercelli. Eravamo amici. Li vedo e li penso sempre. Li ho sempre nella testa. Sarà impossibile dimenticare». Nell’inchiesta sono indagati quattro dirigenti della Sigifer. L’azienda ha chiesto la cassa integrazione per 13 settimane. «Quelli erano i miei ragazzi. Li conoscevo e volevo bene a tutti. Lavoravamo, ma andavamo anche a cena. Non è per niente facile andare avanti», conclude Gibin.
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