Vittorio Sgarbi e i 300 mila euro per mostre e premi: Meloni valuta il ritiro delle deleghe
La poltrona di sottosegretario alla Cultura per Vittorio Sgarbi è in bilico. Dopo la storia dei 300 mila euro incassati per mostre e premi il suo ministro Gennaro Sangiuliano l’ha scaricato pubblicamente. Il critico d’arte ha cercato di smentire l’intervista a il Fatto Quotidiano senza successo. E ora Giorgia Meloni pensa di scaricarlo. La premier, rivela il quotidiano diretto da Marco Travaglio, sta «approfondendo il caso consulenze». E nelle prossime ore prenderà una decisione. Ma è anche «furibonda» per come è stata gestita la vicenda. Nei prossimi giorni potrebbe decidere di ritirargli le deleghe. Ma soltanto una volta che sarà dimostrata l’illegittimità dei suoi compensi. Quindi l’idea è di attendere la fine dell’istruttoria dell’Antitrust, attivato da una segnalazione di Sangiuliano.
Il ritiro delle deleghe
Sangiuliano ieri ha confermato di non sentire Sgarbi da due giorni. E ha chiesto «24 o 48 ore» per chiudere il caso. Che era considerato in bilico già a luglio, dopo le uscite sessiste con Morgan in occasione di un duetto al museo Maxxi di Roma. Nell’occasione la fidanzata Sabrina Colle lo difese definendolo un eroe solitario vittima dei conformisti. Ma la decisione dovrà essere presa con gli alleati di Forza Italia. Anche se nel frattempo il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione per la revoca della delega. E nelle prossime settimane arriverà l’avviso di conclusione indagini per l’accusa di evasione fiscale. Secondo i pubblici ministeri Sgarbi non ha pagato debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di 715 mila euro. E ha fatto acquistare proprio alla compagna Colle il quadro “Il giardino delle fate” di Vittorio Zecchin. Per mettere l’opera al riparo dal fisco.
I rimborsi richiesti e annullati
Nella replica di ieri a il Fatto Sgarbi ha parlato anche dei rimborsi. Prima negando di averli mai chiesti perché viaggia con il suo autista. Poi dicendo che erano legittimi. Quelli per la trasferta per l’evento “Messina Bendata”, pagato 5 mila euro su Iva, il sottosegretario li ha fatti annullare dopo la pubblicazione dell’inchiesta. Mentre sulla visita ad Arpino Sgarbi aveva chiesto un’auto con autista per visite istituzionali. Il sottosegretario sostiene che la visita servisse alla riconsegna di un dipinto del ‘600 finito in una Asl di Sora. Il problema, secondo fonti del Fatto, è che «la sua agenda funziona al contrario, va dove lo pagano e attorno ogni volta che gli è possibile costruisce visite ed eventi istituzionali concomitanti».
Sgarbi e Corona
Intanto su il Fatto il direttore Travaglio scrive che «Sgarbi è il Fabrizio Corona della politica. Più fa danni, più se lo contendono. Quasi quasi ne chiederemmo le dimissioni se non temessimo di fare ciò che ha fatto Striscia con i fuorionda di Giambruno: un favore al governo. Ma è uno sporco mestiere e qualcuno deve pur farlo». Lui intanto in un’intervista al Corriere della Sera dice che l’intervista del Fatto è falsa e che è pronto a denunciare tutti: «Dimissioni? Ma cosa sta dicendo? Ho sempre fatto il mio dovere, non vedo da cosa dovrei dimettermi». Poi dà la sua versione dei fatti sulla fuga di notizie: «Un mio collaboratore, a questo punto ex, si è infilato nel mio computer, ha rastrellato informazioni dalla mia agenda e poi ha inviato tutto via mail ai vertici del ministero, a Palazzo Chigi e alla stampa. Il tutto con un account del ministero. Stiamo parlando di un “corvo”: dobbiamo dare credibilità a chiunque?».
Il collaboratore
Annuncia la presentazione di una querela alla polizia postale. «È una persona che era sparita a lavoro: ci ha raccontato che era stato in coma, mentre poi abbiamo scoperto che era stato arrestato per una truffa». Conferma di aver chiesto un parere all’Autorità Anticorruzione per le sue consulenze. E sull’accusa di evasione fiscale: «Chiarirò anche questo. È tutto in regola, certo». Intanto il Garante della concorrenza conferma: ha ricevuto la documentazione inviata dagli uffici del ministro. Ed ha «immediatamente iniziato l’esame della documentazione ricevuta».
Riceviamo e pubblichiamo la replica di Sgarbi contro il Fatto Quotidiano: «Valanga di falsità e illazioni. Presentato esposto contro il giornale per la sistematica opera di diffamazione»
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