Dl Caivano, Gasparri insulta le opposizioni: «Abbaiate, volete la droga per i ragazzi». Saviano? «Se lascia l’Italia ce ne faremo una ragione» – Il video
Per la maggioranza, sono troppi gli emendamenti arrivati dai banchi del centrosinistra. Così, per accelerare l’approvazione, viene posta la questione di fiducia sul decreto Caivano. Al Senato, la mattina del 27 ottobre iniziano le dichiarazioni di voto e l’appello nominale per convertire in legge il testo varato da Palazzo Chigi. L’Aula, però, diventa una bolgia durante l’intervento di Maurizio Gasparri. Il vicepresidente di Palazzo Madama, dagli scranni di Forza Italia, si rivolge con ferocia verso gli esponenti di minoranza: «Siete talmente impegnati ad abbaiare che non avete il tempo di leggere il decreto». Il leghista Gian Marco Centinaio, che presiede la seduta, richiama Gasparri all’ordine e chiede agli altri senatori di interrompere le proteste. Ma i toni non si placano, anzi: «Vorreste risolvere – la questione Caivano – dando a quei ragazzi la droga». Il forzista è infervorato per l’ostruzionismo delle opposizioni, che definisce «un giochetto pretestuoso».
Poi parte all’attacco di alcuni amministratori locali del Partito democratico. «Vincenzo De Luca è il presidente della Regione Campania», afferma e biasima «l’inerzia del Pd e di De Luca che nulla hanno fatto per Caivano». Sul primo cittadino di Roma, dice: «Potremmo parlare anche di Roberto Gualtieri, che ha fatto il sindaco contro voglia, mentre dovrebbe occuparsi delle periferie, di Tor Bella Monaca e altrove». Gasparri sostiene che i parroci riparano le disattenzioni degli amministratori Pd sui territori: «Grazie don Patriciello, grazie don Coluccia. Invece, don Vincenzo – De Luca – sta a Salerno, intento a designare parenti in giunte e parlamenti». Altro bersaglio del senatore azzurro è il giornalista Roberto Saviano: «Se questo decreto non piace a Saviano ce ne faremo una ragione. Ha detto che va via dall’Italia? Pazienza, resteremo comunque in un numero sufficiente per mandare avanti questo Paese».
Insiste: «Io di questi “partenti” ne leggo tanti. Appena vince il centrodestra, c’è un elenco di annunci di partenze. Quando vinceva Silvio Berlusconi, tanti a dire “Vado via”. Ora c’è Giorgia Meloni, “Vado via ancora prima”. Alla fine, però, restano tutti qua». Gasparri conclude l’intervento tra le sonore rimostranze del centrosinistra e Centinaio, prima di dare la parola ad Alessandra Maiorino dei 5 stelle, si scusa con il forzista «per non aver interrotto i colleghi – che protestavano -, ma la questione dei “partenti” mi ha fatto ridere. Quindi scusi». Tocca allora alla senatrice grillina. Prima di entrare nel merito del provvedimento, Maiorino censura il linguaggio e i toni usati da Gasparri: «Dice di essere esperto d’Aula, ma è esperto di insulti, sapendo di poterla passare liscia. Ci definisce cani, dicendo che abbaiamo. Lo fa perché sa di essere protetto dall’immunità parlamentare. E allora noi diciamo al presidente Gasparri, rinunci all’immunità e vediamo se sarà ancora esperto di insulti».
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