Avanzare «fetta dopo fetta», smantellare i tunnel di Hamas e tagliare in tre la Striscia di Gaza: ecco cosa sta facendo Israele
Non è «l’invasione di terra» evocata e puntualmente stoppata per tre settimane, ma una «espansione delle attività di terra», dice l’esercito israeliano. Ma al contempo quel che accade nella Striscia dalla tarda serata di venerdì 27 ottobre segna «una nuova fase della guerra», ha detto a chiare lettere oggi il ministro della Difesa Yoav Gallant. Ma cosa stanno facendo esattamente i mezzi dell’Idf entrati in azione da ieri sera, coperti come da una «potenza di fuoco» di bombardamenti senza precedenti? Israele non lo dice, Hamas tanto meno, e le testimonianze dal terreno sono rarissime, considerati non solo i pericoli per chi si trova nelle zone in cui stanno avanzando i tank israeliani ma anche il blackout in corso nella Striscia. Ma incrociando le testimonianze di alcuni reporter nelle vicinanze con le osservazioni di esperti di strategia militare a conoscenza dei probabili obiettivi di Israele è possibile avanzare fondate ipotesi su quanto sta avvenendo. L’avanzata di terra sarebbe partita secondo analisi riportate da Ansa da tre diversi punti d’ingresso nella Striscia, da est. Rispettivamente nella zona nord, nel centro e nel sud della Striscia. Un’azione sostenuta – come confermato da Israele – anche dal mare, con nuclei speciali e pattugliamenti navali. Ecco perché si rafforza l’ipotesi – già evocata nelle scorse settimane dai media israeliani – che l’obiettivo primario dell’incursione di queste ore sia quello di «sezionare» la Striscia, dividendola in tre zone tra loro distinte e isolate. Ciò spiegherebbe anche gli appelli, fattisi sempre più insistenti nelle scorse ore, dell’Idf ai residenti della zona nord ad abbandonare quanto prima le proprie abitazioni e sfollare verso sud.
Tagliare il terreno sotto i piedi di Hamas
L’azione terrestre, con copertura senza precedenti dal cielo e dal mare, mirerebbe dunque secondo fonti qualificate consultate dall’Ansa a tagliare in tre la Striscia: il nord e Gaza City, la parte centrale e quella sud vicino al valico di Rafah. L’obiettivo implicito sarebbe evidentemente quello di aumentare grandemente le difficoltà di coordinamento interno di Hamas, che Israele si propone di distruggere dopo il massacro di 1.400 civili compiuto dai suoi uomini il 7 ottobre. Oltre ai miliziani stessi e alle loro postazioni di lancio di razzi, l’Idf mira senza dubbio a smantellare, o quanto meno danneggiare pesantemente, la rete di tunnel costruita negli anni dal gruppo islamista: è contando su di esso – «una ragnatela di tunnel», ha confermato Yocheved Lifshitz, una delle donne israeliane rapite e liberata la scorsa settimana – che Hamas ha potuto negli anni continuare a ricevere armi e altri rifornimenti, e a condurre la stessa operazione terroristica del 7 ottobre. «L’esercito israeliani sta molto probabilmente cercando di ripulire i tunnel, probabilmente con l’intervento di forze speciali che segnalano gli obiettivi per gli attacchi dell’aviazione», scrive da Sderot il corrispondente della Bbc Jeremy Bowen. Che invita a lasciar perdere distinzioni di scuola tra «offensiva di terra», «invasione» o operazione più o meno mirata, concentrandosi sulla sostanza di quanto sta accadendo. Che ai suoi occhi si può verosimilmente descrivere così: l’esercito israeliana sta avanzando dentro la Striscia, «ripulendo le aree una dopo l’altra fetta dopo fetta». E se il ministro della Difesa Gallant ha detto oggi che si tratta di una «nuova fase» della guerra, il senso implicito è che ben difficilmente l’Idf tornerà poi sui suoi passi. Se mai l’opposto.