Netanyahu: «A Gaza una lotta contro il male, vinceremo». Ma le famiglie degli ostaggi lo incalzano: «Liberi detenuti palestinesi come chiede Hamas»
«Siamo pronti a un accordo immediato per rilasciare tutti gli ostaggi in cambio di tutti i detenuti palestinesi», lo ha detto il capo di Hamas della Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Le dichiarazioni del leader del partito-milizia arrivano dopo le richieste delle famiglie degli ostaggi al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. I parenti dei rapiti, durante il colloquio di oggi con il premier, il primo dal 7 ottobre, hanno sottolineato la necessità di un accordo, definito dagli stessi «tutti in cambio di tutti», ovvero che preveda la liberazione di tutti gli ostaggi nella mani di Hamas in cambio dei detenuti palestinesi. Per i familiari infatti Israele «deve riportare a casa gli ostaggi con qualsiasi tipo di negoziato, non importa cosa gli danno in cambio», ha aggiunto uno dei portavoce delle famiglie dei rapiti, riferendo che il premier «ha ascoltato e ha detto che farà tutto il possibile per riportarli a casa. Una posizione, quella dei familiari, paradossalmente in linea con le richieste avanzate dalla stessa Hamas che in mattinata – tramite un portavoce – aveva fatto sapere di essere disponibile a trattare in questi termini.
«Il prezzo da pagare per il gran numero di ostaggi nemici nelle nostre mani è svuotare le carceri di tutti i detenuti palestinesi», ha detto Abu Obeida, su Telegram. In serata è arrivata però la completa chiusura da parte di Israele secondo cui le dichiarazioni di Hamas circa lo scambio di ostaggi con palestinesi detenuti è soltanto «una forma di terrorismo psicologico, concepito per disseminare pressione e terrore nelle famiglie degli ostaggi», ha detto il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari. Commentando frasi attribuite al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, Hagari ha affermato: «Sinwar non è in condizione di divulgare comunicati». Il numero complessivo degli ostaggi è stato nel frattempo aggiornato a 230, uno in più rispetto a ieri, e nei confronti dei «lo sforzo per riportarli a casa non solo continua, ma cresce di giorno in giorno», ha detto Netanyahu, citato dai media israeliani. «Questo – ha proseguito – è parte integrale degli obiettivi dell’operazione, non è retorica». Per il premier dello Stato ebraico, il rilascio degli ostaggi da parte del partito-milizia dipende «dal livello di pressione» su Hamas: «maggiore è la pressione, maggiori sono le possibilità di riavere gli ostaggi», ha concluso.
Il discorso alla nazione di Netanyahu
il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso alla nazione di oggi – sabato, 28 ottobre – ha invece ribadito che «se Israele non vince questa guerra si diffonderà il male. Per questo la nostra sarà la vittoria del bene sul male», ha detto il premier alla nazione a 24 ore da lancio dell’operazione di terra nella Striscia di Gaza, a tre settimane esatte dall’attacco terroristico di Hamas. «Abbiamo il sostegno di tutta la comunità internazionale», ha assicurato Netanyahu, ringraziando tra gli altri i leader di Gran Bretagna, Francia e Italia che si sono recati nei giorni scorsi a Tel Aviv per sostenere Israele. Per il primo ministro è arrivato «il momento della verità: vincere o cessare di esistere. La guerra dentro Gaza sarà dura e lunga – ha aggiunto -, sarà la nostra seconda guerra di indipendenza. Vogliamo restituire agli assassini quello che hanno fatto». E poi ancora: «Siamo entrati a Gaza in maniera ponderata nella preoccupazione per la sorte dei nostri soldati», il messaggio di Netanyahu nel discorso alla nazione. «Siamo entrati nell’avamposto della cattiveria: il nostro obiettivo – ha aggiunto – è demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi».