«Mio padre è Satana»: il genitore imputato per il suicidio del figlio a Pistoia
«Mio padre è Satana. Mi ha dato il dono dell’immortalità. Quando mi disse se ero con lui, io risposi di si. Gli chiesi perché morirò, il perché è logico, mi devo sacrificare per lui. È colui che mi ha creato». Le parole lasciate su un biglietto prima di farla finita da un ragazzo di venti anni della provincia di Pistoia a Capodanno del 2018 costano al padre un’imputazione coatta per istigazione al suicidio. In 50enne all’epoca dei fatti si trovava in carcere. Ma lui si è impiccato nella soffitta in cui il genitore lo aveva iniziato all’occultismo. Il primo dell’anno, ovvero il giorno in cui il calendario satanico festeggia il demone Ose.
L’imputazione coatta
Per questo, racconta oggi l’edizione fiorentina di Repubblica, il giudice dell’udienza preliminare ha ordinato l’imputazione coatta. L’accusa è di istigazione al suicidio. A spingere il gup verso questa svolta, oltre ai fogli manoscritti lasciati dal giovane prima di uccidersi, sarebbe stato un particolare emerso da un colloquio in carcere tra l’imputato e la moglie. l’uomo si mostrava a conoscenza del modo in cui il figlio si era tolto la vita. Secondo gli inquirenti lo sapeva a causa di un colloquio con il ragazzo. In cui i due avrebbero messo a punto il piano. Il gup ha ritenuto che vi fossero indizi gravi, precisi e concordanti sul fatto che il cinquantenne sarebbe stato consapevole degli intenti del figlio e che avrebbe contribuito al rafforzamento di questa volontà. O addirittura all’ideazione stessa del suicidio.
Le indagini
Le indagini avevano puntato sul contesto di «cultura e convinzioni sataniche», scrive la procura nel capo di imputazione, che avrebbe spinto il ragazzo a considerarsi il «primogenito serafino». E a «maturare la convinzione di diventare immortale attraverso il sacrificio della propria vita». A scoprire il corpo erano stati i vigili del fuoco, che avevano raccolto le telefonate di alcuni familiari.
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