Jürgen Wirth Anderlan: il consigliere «free vax» dell’Alto Adige che si sente un «patriota del Sudtirolo»
Jürgen Wirth Anderlan è entrato nel consiglio provinciale dell’Alto Adige prendendo il 5,3% dei voti. In un’intervista a La Verità oggi parla della vittoria e sostiene di non essere un No-vax, ma un free-vax. Prima però dice che la sua patria è il Sudtirolo e che i tirolesi «non hanno niente a che fare con Roma, ma non hanno niente a che fare nemmeno con Vienna». Poi racconta di essere stato comandante degli Schützen, che secondo lui non sono un gruppo paramilitare ma «tradizionale: si ispira alle gesta di Massimiliano d’Asburgo. Lo scopo è difendere la nostra madrelingua e la madrepatria». Poi nel colloquio con Alessandro Rico dice che i politici altoatesini non lasciano decidere «dell’acqua, della corrente, delle migrazioni. Non è garantito il nostro diritto a parlare tedesco negli ospedali o con la polizia».
I consiglieri italiani da otto a cinque
Dice che per questo i consiglieri italiani sono passati da otto a cinque: «Gli italiani sono delusi: qui tutti paghiamo un sacco di tasse e non riusciamo più a vivere con quello che guadagniamo. Ha visto a Monza? Ha votato meno del 20% degli aventi diritto. Così è andata pure in Sudtirolo: gli italiani non sono andati a votare e i tedeschi sì». Ha fatto una canzone “contro” Greta Thunberg perché voleva segnalare che i giovani «non conoscono più il nostro eroe, il condottiero Andreas Hofer, che combatté contro i francesi e difese la nostra cultura, come facciamo noi Schützen. Però conoscono tutti Greta». Quando l’intervistatore gli fa notare che se l’è presa con gli omosessuali, la risposta è un classico: «Ho molti amici gay». Poi dice di essere «free-vax. Per me uno può farsi anche cinque vaccinazioni al giorno, non me ne frega niente, purché gli altri siano lasciati liberi di fare quello che vogliono con il loro corpo».
Nessun vaccino
Non si è vaccinato contro il Sars-CoV-2 e dice che Covid-19 è un raffreddore, per lui che l’ha avuto. Dice anche di volere una commissione d’inchiesta sull’emergenza, perché «è stata incarcerata la generazione che ha costruito questo Paese. Murati nelle case di riposo, negli ospedali, per mesi. Non sono morti solo per il Covid, sono morti anche perché non avevano più voglia di vivere, senza la possibilità di vedere le famiglie e i nipoti. E non era giusto nemmeno che il mio cane potesse entrare in un bar e io no». E dice che «può essere» che in Sudtirolo i giovani si ritrovavano per i cosiddetti Covid-party, ovvero feste per farsi contagiare a vicenda: «Nelle valli, la gente ha sempre dovuto combattere contro difficoltà peggiori di una forte influenza. Pensa a lavorare, guarda poco la tv, legge poco i giornali e non si lascia subito impaurire come la gente di città».