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L’autista di Vittorio Sgarbi: «Così mi ha abbandonato in autogrill per consegnare un quadro a Monte Carlo»

01 Novembre 2023 - 05:18 Redazione
vittorio sgarbi autista autogrill quadro montecarlo
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Parla Kevin R.: volevano comprare il mio silenzio con 1.500 euro

Si chiama Kevin R., è un cittadino rumeno ed è stato il penultimo autista di Vittorio Sgarbi. Cinque mesi fa il sottosegretario l’ha «abbandonato» in autostrada a 650 chilometri da casa. Perché, secondo lui, lo aveva supplicato di poter riposare dopo una trasferta di 20 ore. Finalizzata, sempre a suo dire, a portare un dipinto a Montecarlo. Kevin ha pubblicato sui social network un video in cui si lamentava di essere stato lasciato all’autogrill di Rio Guidone Ovest alle 2.15 del mattina. «Chiedo anch’io di riposare. E che cos’è che fanno? Mi abbandonano qua, all’autogrill? Questo è il trattamento che si riceve quando dai troppo a delle persone di merda», dice nel filmato. Subito dopo la pubblicazione gli arriva l’ordine di togliere tutto.

Il viaggio a Montecarlo

Il giorno dopo gli inviano 1500 euro tramite bonifico. E gli promettono di assumerlo per lavorare con la sorella di Vittorio, Elisabetta Sgarbi. Promesse vane. E alla fine non li sentirà più. Oggi Kevin racconta in un’intervista a il Fatto Quotidiano cosa è successo tra lui e il sottosegretario alla Cultura oggi nel mirino dell’Antitrust: «Dovevamo consegnare un quadro a Montecarlo. Siamo andati a Elva, un comune molto piccolo di 50 abitanti quasi al confine con la Francia. Un posto sperduto, e poi da lì dovevamo andare al Principato di Monaco. Ma noi tante volte abbiamo portato dei quadri, si trattava sempre di affari», dice a Thomas Mackinson. «In auto c’era anche Giuseppe D’Angelo, un commerciante d’arte che si sposta spesso con lui, lo aiuta a fare valutazioni, a trovare quadri, valutarli e venderli. Consiglia come fare per non farsi sgamare dalla legge italiana, per non farli – come si dice? – notificare!».

Il quadro

Non sa di preciso di che quadro si trattasse. Né chi dovesse riceverlo. Però immagina che fosse un privato. Perché «in quel periodo Sgarbi ha conosciuto famiglie facoltose, anche reali e uomini d’affari che vendevano e compravano opere d’arte». Conferma di aver ricevuto 1.500 euro per togliere il video. E dice che «tranne pause fisiologiche, erano più giorni con ore e ore accumulate, non le dico la stanchezza. Quando ho chiesto di riposare sono stato mollato per strada. Prendevo 130 euro al giorno, ma poi lavorato 15-20 ore, faccia lei il conto. Sono meno di sette-otto euro l’ora. Contratti poi non esistono, sempre a prestazione occasionale». Infine: «Dopo quella notte la sorella mi aveva detto di stare tranquillo, “vieni a lavorare con me”. Finalmente, ho pensato io, non vengo insultato tutti i giorni da Vittorio “coglione, incapace”». E invece? «Adesso monto le porte ad Aosta».

Riceviamo e pubblichiamo la replica di Sgarbi contro il Fatto Quotidiano: «Valanga di falsità e illazioni. Presentato esposto contro il giornale per la sistematica opera di diffamazione»

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