Ancona, l’animatore 33enne ai domiciliari per gli abusi su una bambina si allontana da casa: la denuncia del padre
È accusato di aver abusato di una bambina di sei anni mentre lavorava come animatore in una struttura ricettiva della provincia di Perugia: per questo un trentatreenne della provincia di Ancona si trovava ai domiciliari «con controllo elettronico». Ma nella mattina di oggi, 2 novembre, è uscito dalla sua abitazione. Quando è tornato in casa per lui è scattata la denuncia a piede libero. A dare l’allarme, non vedendo più in casa il 33enne, è stato suo padre, che secondo quanto scrive il Corriere di Roma sarebbe un ex carabiniere. Il gip di Perugia ha disposto per l’uomo la misura cautelare per violenza sessuale e detenzione di materiale pedopornografico. Adesso, in seguito all’allontanamento, i magistrati del capoluogo umbro dovranno decidere se chiedere o meno l’aggravamento della misura cautelare. Stanno inoltre cercando di capire se all’indagato fosse stato già applicato il braccialetto elettronico quando si è allontanato da casa.
I fatti
L’uomo avrebbe abusato della bambina di 6 anni, che è stata anche medicata nell’ospedale della città, mentre era in vacanza ad agosto con i suoi genitori. Ma secondo quanto scrive il Corriere non sarebbe la prima volta che si macchiava di un simile reato: quando è stato assunto dai proprietari del camping «Cerquestra», infatti, il giovane risultava già indagato per una violenza sessuale nei confronti di una bimba di 7 anni che gli era stata affidata per motivi di studio. Era nel mirino degli inquirenti dal 2019. Non solo: dal 2020 era stato disposto nei suoi confronti un provvedimento cautelare di «divieto di avvicinamento ai plessi scolastici pubblici e privati».
«Voglio essere curato»
L’avvocato della struttura ricettiva dove lavorava l’animatore al momento delle molestie, Gianluca Calvieri, puntualizza tuttavia: «Ai miei assistiti questa persona aveva inviato un curriculum di tutto rispetto. Non appena appreso delle molestie dal padre della bambina è stato comunque subito licenziato». La struttura ricettiva si costituirà come parte lesa nel procedimento «non appena possibile». Priori invece combatterà contro il carcere tout-court: «Voglio essere curato», avrebbe affermato. «Noi abbiamo fiducia che possa essere preso in carico dal Cipm di Milano, condotto dal dottor Paolo Giulini, un’organizzazione a cui il Tribunale di Milano ha spesso affidato soggetti complicati per le varie terapie. Qualunque altra soluzione sarebbe una sconfitta», ha dichiarato il suo difensore, l’avvocato Stefano Migliorelli.
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