Scherzo telefonico, il sottosegretario Mantovano: «Meloni aveva capito subito». Ma Tajani ammette: «Superficialità nel suo staff»
La premier Giorgia Meloni avrebbe in realtà capito subito che nella telefonata “rubatale” il 18 settembre e pubblicata ieri all’altro capo del telefono non c’era davvero il presidente dell’Unione africana, Moussa Faki. E quanto ha sostenuto oggi il sottosegretario della presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. La premier, insomma, avrebbe capito «subito» che si trattava di uno scherzo telefonico: quello tesole dai due comici russi Vovan e Lexus. «Il presidente del Consiglio l’ha capito subito». Subito? «Certo», ha risposto secco Mantovano al fattoquotidiano.it. Non sembra della stessa opinione, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che, pur leggendo nelle parole di Meloni «un chiaro segnale di conferma di quella che è la linea politica del Paese», ha ammesso al Tg1 che «c’è stata una superficialità da parte di chi ha organizzato la telefonata e questo non deve più accadere». Mentre sulle dichiarazione della premier in relazione al presunto «affaticamento nelle opinioni pubbliche europee» per quanto riguarda il sostegno a Kiev, Tajani ribadisce: «Noi siamo dalla parte dell’Ucraina. A tutte le provocazioni il presidente del Consiglio ha risposto in maniera ferma». Intanto, dai banchi dell’opposizione c’è chi evoca Totò e chi definisce l’accaduto «figuraccia storica» o «dilettantismo». Il più battagliero sembra essere il Movimento 5 Stelle, che oggi ha annunciato la presentano di un’interrogazione per «accertare le dinamiche e le responsabilità di ciò che è avvenuto». Lo ha reso noto Federica Onori, capogruppo M5s nella commissione Esteri della Camera. «Come è possibile – sottolinea Onori – che la premier Meloni possa cadere nel tranello di pensare di riferire con il presidente della commissione dell’Unione africana di delicatissimi temi di politica estera, compresa la guerra in Ucraina, mentre dall’altra parte della cornetta ci sono dei comici russi? Quale è il reale grado di sicurezza delle nostre istituzioni? Ancora una volta, in l’Italia, c’è bisogno di capire se e quanto il nostro Paese sia permeabile ad azioni di agenti esterni», conclude la capogruppo.
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