La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca dopo lo scherzo telefonico: «Meloni giustifica la glorificazione dei fascisti ucraini»
Lo scherzo telefonico dei due comici russi Vovan e Lexus alla premier Giorgia Meloni continua a far discutere. Nel dibattito è intervenuta anche la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, puntando il dito contro la premier per la mancata condanna delle correnti ultranazionaliste nella politica ucraina. Nello specifico viene chiamato in causa un passaggio preciso della telefonata ormai nota a livello internazionale: quello in cui il presunto politico africano ricordava l’eredità nella politica ucraina del leader nazionalista Stepan Bandera, «che la Russia presenta come Hitler». Affermazioni a cui Meloni ha ribattuto: «Non sono d’accordo. Penso che il nazionalismo sia un problema che ha Putin». Per poi aggiungere, in risposta all’insistenza dell’interlocutore, che gli ucraini «stanno facendo quello che devono fare, quello che è giusto fare, e noi cerchiamo di aiutarli». Parole che, secondo Zakharova, lascerebbero intendere che Kiev ha «il diritto di glorificare» nazionalisti ucraini come Bandera e Roman Shukhevych. Sul suo canale Telegram, la portavoce si rivolge idealmente alla premier italiana chiedendole in maniera retorica se sarebbe pronta a glorificare dirigenti fascisti come Achille Starace o Achille Pavolini, «o le famigerate Brigate Nere che operarono tra il 1943 e il 1945 nell’Italia settentrionale come ala militare del Partito repubblicano fascista». «Capisco – insiste Zakharova – che lei sia molto occupata con faccende molto importanti ed è improbabile che trovi il tempo per i libri. Ma sicuramente può trovare un’ora e mezza per un film. Der Fall Collini è un film tedesco in cui appaiono anche attori italiani. Nessuno la accuserà di lasciarsi trasportare dalla propaganda del Cremlino. E forse capirà».
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