Dipendenti Bankitalia rifiutano i viaggi in seconda classe: «Non c’è riservatezza, occhi di estranei puntati addosso»
Rischia di essere la prima grana che il nuovo governatore della Banca di Italia, Fabio Panetta, dovrà affrontare. I dipendenti della banca centrale italiana non vogliono più viaggiare in seconda classe sui treni che prendono per ragioni di servizio. Niente più classe standard sui Frecciarossa o Smart se tocca viaggiare ad alta velocità su Italo. A dire il vero capita di viaggiare in prima classe: la banca ha affidato a terzi l’organizzazione delle trasferte e missioni del proprio personale, stabilendo solo dei massimali di prezzo sia per i trasporti che per il vitto e l’alloggio. Se con la prima classe per quel viaggio non si rientra nel massimale, il biglietto viene emesso nelle classi più economiche. Ed è proprio quello che si contesta.
Un problema di privacy
Secondo l’agguerrito sindacato interno Sibc, il problema è la privacy dei dipendenti di Bankitalia in missione che verrebbe assicurata meglio in prima classe. In spazi più stretti i vicini potrebbero dare una sbirciatina al lavoro che si sta facendo, rubando segreti delicati della banca centrale. Almeno così la mette il sindacato sperando di potere viaggiare più comodamente. In un lungo comunicato interno il Sibc sostiene «che si lavori, poi, o si provi a lavorare in carrozze di seconda classe, senza riservatezza (…) in spazi fisici ridotti, con confusione e occhi di estranei puntati addosso, importa ancor meno pur di risparmiare qualche dollaro in più…». E certo ci si deve immaginare il disagio di questi dipendenti in missione con «occhi di estranei puntati addosso».
L’applicazione per i taxi
La protesta riguarda per altro tutta la travel policy interna a Banca di Italia, anche sui taxi di cui si contesta l’obbligo di uso di una applicazione che riunisce alcune sigle ma non altre. «Le file alle principali stazioni ferroviarie del Paese», scrive il Sibc, «in particolare a Roma Termini, sono interminabili e note persino ai sassi: eppure secondo la banca va bene ItTaxi che funziona solo con uno degli operatori romani (il 3570) e non con altre compagnie con standard ben più elevati (es. Samarcanda). Il risultato – stante anche il divieto di prenotare vetture – è la fila eterna in attesa di un taxi che non si sa se spetterà a noi o se preferirà caricare qualcun altro».
I disagi negli hotel
Non vanno bene nemmeno gli accordi con alcune catene alberghiere per il soggiorno: «In apparenza», sostiene il sindacato, «la Banca ha concluso convenzioni con un numero sufficiente di hotel e con una più limitata cerchia di residence, ma ha anche fissato in segreto una tariffa massima per notte che, all’esperienza pratica, riduce di moltissimo l’offerta. A ciò si associa anche lo slalom da responsabilità delle Direzioni (e dei loro delegati) che rifiutano di approvare anche extra-tariffa ragionevoli, giustificandosi con l’esistenza di altri hotel rientranti in tariffa ma ben più lontani e scomodi per il collega». C’è anche un problema di sicurezza di cui ci si lamenta se la sistemazione alberghiera non è centralissima, e dai sindacati di Banca di Italia si fa riferimento a quella nuova Gotham City che sarebbe diventata la Milano di Beppe Sala: «Questo meccanismo asburgico», sostiene il Sibc, «determina anche, per le missioni di lungo periodo, una roulette di proposte con hotel diversi ogni settimana, talora distanti dal centro e talaltra ubicati in zone poco sicure (è all’attenzione della cronaca l’ascesa della “piccola” criminalità anche a Milano)». Sono problemi, senza dubbio. Anche se forse il povero Panetta avrà immaginato di affrontare altre urgenze in via Nazionale….
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