Israele-Turchia, scontro totale. Ankara richiama l’ambasciatore, accusa Tel Aviv di crimini di guerra e su Gaza apre al dialogo con l’Iran
Chissà se il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha aggiunto una tappa turca alla sua missione in corso in Medio Oriente per cercare di moderare le posizioni di Recep Tayyip Erdogan. Ad ora, il numero uno di Ankara sta portando il suo Paese, che è membro Nato, allo scontro totale con Israele. Sono almeno tre i passaggi di oggi, 4 novembre, che aprono una voragine tra i turchi e Tel Aviv. Primo, il richiamo formale dell’ambasciatore di Ankara in Israele, come conseguenza «del rifiuto degli appelli al cessate il fuoco e dei continui attacchi contro i civili a Gaza». Spiegazione riportata dall’agenzia ufficiale turca, Anadolu. Secondo, la scelta di annunciare pubblicamente che, a fine mese, Erdogan terrà un bilaterale con il suo omologo iraniano, Ebrahim Raisi. Il tema centrale dell’incontro sarà l’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza. La Turchia, dunque, sta legittimando l’Iran come interlocutore, nonostante i due Paesi abbiano due influenze religiose diverse, il primo a prevalenza sunnita e il secondo sciita. Terzo punto, le dichiarazioni di Erdogan. Mentre si infittiscono i colloqui con Teheran, i vertici turchi chiudono il dialogo con Benjamin Netanyahu.
Ankara vuole dimissioni di Netanyahu
«Non è più una persona con cui parlare. Abbiamo rinunciato a lui», ha detto Erdogan. Salvo poi specificare che «interrompere completamente i legami con Israele non è possibile, soprattutto nella diplomazia internazionale». A suo avviso, Netanyahu è il principale responsabile delle violenze e ha «perso il sostegno dei suoi cittadini. Deve fare è fare un passo indietro». Qualche giorno fa, anche Israele aveva dichiarato che stava «riconsiderando» i suoi rapporti con Ankara. Ma intanto Erdogan ha deciso di agire e ha annunciato che la Turchia farà ogni sforzo per far condannare Israele dai giudici della Corte penale internazionale: «Sosterremo iniziative al fine di portare le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra di Israele davanti alla Corte penale internazionale. Le nostre autorità competenti, in particolare il ministero degli Esteri, svolgeranno questo lavoro». La controparte israeliana, proprio attraverso il ministero degli Esteri di Tel Aviv, ha biasimato pubblicamente la scelta del governo turco di richiamare l’ambasciatore: «È un altro passo del presidente Erdogan per schierarsi con l’organizzazione terroristica di Hamas, che è il vero nemico del popolo palestinese e commette crimini di guerra e crimini contro l’umanità».
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