La madre accusata di stupro per la figlia incinta a 13 anni: «L’ho avvertita, non mi ha ascoltato. Dovevo chiuderla in casa?»
Elisa Zombini, 50 anni di Verona, è stata rinviata a giudizio insieme al fidanzato della figlia per violenza sessuale a Mantova. La vicenda è partita con la segnalazione della scuola di Mantova: la 13enne è rimasta incinta e ha in seguito partorito. La legge dice che gli incontri sessuali con minori di 14 anni sono comunque reato. Il 21enne fidanzato rischia da sei a 12 anni. A breve si svolgerà l’udienza con il rito abbreviato. Ma lei non sembra essersi pentita: «È un paradosso pensare che se avesse abortito nessuno si sarebbe accorto di nulla. Ma io sono contenta che sia andata così e anzi: rifarei tutto», dice in un’intervista a la Repubblica. Spiega che la figlia ha conosciuto il fidanzato frequentando la casa di sua sorella: il compagno è il fratello del fidanzato della sorella. Che all’epoca dei fatti aveva 18 anni.
Galeotta fu la Playstation
«Si sono conosciuti, si sono frequentati e si sono piaciuti. Sono stati insieme e lei è rimasta incinta», spiega lei a Enrico Ferro. Sostenendo che dai rischi «l’ho messa in guardia, o almeno ho provato a farlo. Gliel’ho detto in tutti i modi. Le ho detto anche che, se proprio fosse stato inevitabile, avrebbe dovuto usare delle precauzioni. Invece è andata così». La 13enne «andava a trovare la sorella al piano di sotto, per giocare alla Playstation. Questo mi diceva. Invece lì poi si sono conosciuti e hanno cominciato a frequentarsi». Poi quell’estate è andata in vacanza a Rimini con loro. Mentre i due adesso «stanno benissimo. Hanno la loro bambina ma questo processo mina fortemente la stabilità di tutta la nostra famiglia. Non c’è niente che non va tra loro, se non questa accusa infamante».
Dovevo chiuderla in casa?
Poi sbotta: «Come avrei potuto impedirlo? Dovevo chiuderla in casa? Io credo che avrebbero trovato qualsiasi altro modo per stare insieme. Penso di aver fatto il mio dovere di madre, mettendola al corrente dei rischi, del fatto che era troppo giovane per affrontare una storia del genere. Ci avevano consigliato anche l’aborto». A quel punto lei ha detto subito «che sarei stata contraria e, fortunatamente, anche mia figlia lo era. Paradossalmente vengo indagata per aver difeso la vita. Ci rendiamo conto?». Adesso «mia figlia, la sua bambina e il fidanzato vivono con i consuoceri. Io devo andare a lavorare e sono sola, non sarei riuscita a far fronte a tutto. In più questo processo sta causando un sacco di tensioni anche tra noi». Ma se potesse tornare indietro non cambierebbe nulla di ciò che ha fatto: «No, io so di essere a posto, di non aver fatto nulla di male. Rifarei tutto».
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