Luca Mercalli e l’alluvione in Toscana: «Quei morti si potevano evitare»
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani è sulla graticola per l’alluvione. Che ha fatto sette vittime mentre ci sono ancora due dispersi. Sotto la lente c’è il colore dell’allerta: arancione invece che rosso. Il climatologo Luca Mercalli in un’intervista a La Stampa però punta il dito su altro. E ricorda che oggi è l’anniversario dell’alluvione di Firenze, spiegando che la Commissione De Marchi che se ne occupò arrivò alla conclusione che bisognava smettere di costruire nelle zone a rischio. «L’abbiamo fatto? No. E allora aspettiamoci che il conto dei danni aumenti ogni volta», sostiene nel colloquio con Caterina Stamin. Secondo il divulgatore scientifico infatti «sta mancando la prevenzione. Lo scorso anno parlavamo dell’alluvione nelle Marche a settembre, di Ischia a novembre. Tutto quello che diciamo l’abbiamo già ripetuto».
L’allerta rossa e il manuale
Per il climatologo le alluvioni stanno diventando più intense a causa del cambiamento climatico: «Le amplifica. Ma la colpa è anche del nostro uso del suolo: la cementificazione aumenta la vulnerabilità del territorio. Il clima ha la sua colpa, la conformazione del territorio è un’altra ragione e le interferenze umane sono un ulteriore fattore: bisogna analizzare tutto insieme. Di certo, il conto ogni volta diventa più salato». 50 anni fa un’alluvione faceva meno danni «perché nell’ultimo mezzo secolo abbiamo riempito il territorio di infrastrutture e quindi è aumentata la vulnerabilità». Secondo lui non si poteva fare di più: «A mio parere no, quello che si può fare è una migliore educazione delle persone per evitare i morti che sono quasi sempre dovuti a un errato comportamento. Se le dicessi che domani c’è allerta rossa, lei cosa farebbe? Non lo saprebbe. Serve un manuale di comportamento».
La sicurezza al 100%
Secondo Mercalli «quando un fenomeno è estremo dobbiamo pensare che la sicurezza al 100% non esiste. Ma si possono ridurre le morti “banali”, quelle del tipo “non sapevo” o “sono andato a vedere il fiume e il ponte è crollato”. Serve una buona informazione, a partire dalle scuole, che in Italia manca. Ma con l’educazione si salvano vite: invece di quante sono state, forse le vittime avrebbero potuto essere due». Mentre il piano nazionale per gli adattamenti climatici «è nel cassetto del ministero. Dovrebbe essere la priorità ma non lo è per motivi economici e psicologici: le persone non hanno voglia di assumersi queste responsabilità. E nel governo ci sono ministri negazionisti, come si può portare in superficie un problema che viene cacciato sotto il tappeto?».
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